Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Sole 24 Ore

Il black out, scelta politica

«La bontà non è una categoria globale. Come fa il ministro Visco a dire che l’Irap è più leggera del previsto e il gettito è buono se non conosce i dati delle entrate? E se li conosce perché li tiene segreti?» Così osserva Giulio Tremonti, esperto fiscale del Polo ed ex-ministro delle Finanze.

Perché questa “ritrosia”? «Ci sono due ragioni. La prima è l’Irap che, essendo un ibrido tra imposte e contributi, introduce un fattore di discontinuità nella serie storica dei dati. L’altra è la scelta politica di black out sui dati tipica dell’attuale gestione. Il Parlamento ha ricevuto le cifre sul gettito gennaio-maggio solo il 3 settembre. Nel frattempo, in agosto, Visco ha dichiarato in un’intervista che l’autoliquidazione stava andando bene, utilizzando in modo scorretto un dato da comunicare al Parlamento».

Le Finanze stanno adottando strumenti, come il concordato e la conciliazione, per migliorare il rapporto con i cittadini. «La vicenda di questi strumenti è un tipico caso di immoralità politica. Visco ha detto che hanno portato recupero di gettito, attribuendosi il merito di averli introdotti. Bene, ma concordato e conciliazione sono stati varati nel ’94 quando io ero ministro delle Finanze, e con il solo voto contrario di Visco e dei suoi. E poi quali sono le altre novità? Dello statuto del contribuente non c’è traccia; gli studi di settore latitano e, anche quando arriveranno in porto, falliranno perché è stata adottata una metodologia centralistica».

Perché tante leggi e circolari? «La cosidetta riforma di Visco aveva come obiettivo politico la semplificazione? Se è così – e io per primo nel 1985, con le 100 tasse degli italiani, ho indicato la complessità del sistema come fattore di crisi -  l’effetto è stato il disastro legislativo e amministrativo attuale. E la prova è l’episodio grottesco di Cernobbio, dove il ministro si è “incartato” sulle leggi fatte da lui. Del resto se le idee sul Fisco sono confuse, i tributi sono confusi e le leggi sono confuse. E così, alla pressione fiscale si aggiunge l’oppressione fiscale».

A proposito di pressione fiscale, ci stiamo incamminando davvero verso la discesa? «Secondo i nostri dati la pressione fiscale è salita del 9,5% negli ultimi due anni. Un record storico. Se all’interno dell’aumento dell’Irap ha reso meno del previsto, questo non vuol dire nulla perché a uno sgravio per alcune grandi imprese corrisponde un aggravio su artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e professionisti».

Si è fatto qualche passo avanti nella riforma dell’amministrazione? «Cito solo l’ultimo mega-concorso alle Finanze. Hanno partecipato 75mila candidati con costi enormi e si sono inceppati tutti sui quiz – probabilmente ispirati dalla “sindrome di Cernobbio” – tanto che la selezione è fallita perché è passato un numero ridicolo di persone. Questo è distruggere l’amministrazione».