Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Padania

È solo un rituale del potere

Tremonti: incentivi ridicoli, non facilitano gli aumenti di capitale

«È un rituale, lontano dal territorio, lontano dalla produzione, più vicino al Palazzo». Giulio Tremonti boccia senza appello il nuovo patto sociale. L’ex-ministro delle Finanze cirtica duramente il modo con cui si è arrivato al nuovo patto sociale. «È un rituale burocratico da ancient regime – ripete il professore – lontano dal mondo produttivo».

Lei dunque lo giudica un patto sociale stipulato nel Palazzo? «Esatto. Un patto nato nel Palazzo, voluto dalla burocrazie del Palazzo. E ripeto: lontano dai territori, lontano dalla produzione. Almeno questa è la prima impressione che suscita».

Però le prime reazioni, soprattutto da parte dell’establishment, sono positive. «Infatti. Ciò conferma quello che ho appena sostenuto. L’establishment italiano è sempre più simile all’ancient regime. Quindi è la prova empirica della proiezione storica. Lo stupore sarebbe stato riservato all’ipotesi contraria».

Il presidente di Confindustria Giorgio Fossa pare entusiasta. Ha affermato che la nuova “Dit” sia addirittura meglio della famosa “legge Tremonti”. «Ho l’impressione che in questo il presidente della Confindustria riveli memoria corta. Tanto corta quanto la vita reale della “Dit”».

Memoria corta in che senso? «Nel senso che mi sembra avesse sempre sostenuto il contrario. La “Dit” ha una convenienza di quattro milioni per miliardo. La “Dit” è inversa rispetto al ciclo naturale. La tendenza degli imprenditori, infatti, in questo momento non è quella di “mettere dentro” i soldi. Semmai sono più propensi ai “portarli fuori”. Poi c’è un secondo aspetto da sottolineare».

Quale? «L’incentivo pari e quattro milioni per miliardo è semplicemente ridicolo».

Qual è la sua opinione sulla riduzione della tassazione sugli utili reinvestiti che in dieci anni dovrebbe pensare dal 37 al 27%? «Intanto il prelievo sugli utili non è al 37% ma ben oltre il 40% per effetto dell’Irap. Poi il resto effetto dell’Irap. Poi il resto sono solo ipotesi. Consideriamo come campione un’impresa qualsiasi e vediamo quanti aumenti di capitale farà. In modo da produrre l’effetto tale da procurarsi beneficio».

Non c’è niente da salvare? «Francamente non vedo la corsa da parte della piccola e media impresa ad aumentare i capitali “Dit”; gli aumenti di capitale con gli effetti connessi, il costo del registro, le complessità derivanti, non vale il beneficio».

Professor Tremonti, lei come avrebbe impostato il nuovo patto sociale? «In modo molto semplice. Su una parola: libertà. Che è la parola che manca. I piccolie  medi imprenditori non sono disposti a mettere i soldi in società. L’incentivo, ilf attore che modifica la corsa, non può essere costituito dalla “Dit”. A conti fatti, la “Dit” è ridicola, a mio parere».

Ma Fossa la sostiene... «Vorrà dire quando il Polo vincerà le elezioni la ditta Fossa conserveerà il privilegio di continuare con la “Dit” e non dovrà sopportare l’onere della “legge Tremonti”, che invece verrà applicata alle altre imprese».