Contribuenti vessati da un’amministrazione inefficiente
Con un emendamento al disegno di legge collegato alla Finanziaria 1999 è stata differita di sei mesi la scadenza per i controlli, da parte dell’amministrazione finanziaria, delle dichiarazioni presentate nel 1993.
La decisione fa seguito a una risoluzione presentata nei gioini scorsi alla commissione Finanze della Camera che impegna il Governo a prorogare il temine per l'accertamento dell’anno d'imposta 1992. La proroga è giustificata con l’obiettivo di dare più tempo agli uffici tributari per organizzarsi, così da evitare errori di rettifica che sarebbero altrimenti diffusi su scala di massa e con effetti a cascata sul contenzioso. Si tratta di una proroga retroattiva, nel senso che si dispone nel 1998 su di un rappono fiscale radicato nel biennio 1992 (anno di produzione del reddito) al 1993 (anno di dichiarazione del reddito). Dalla vicenda emergono parecchie criticità. Va innanzi tutto ricordato che la commissione Finanze della Camera sta approvando il cosiddetto «Statuto del contribuente», il cui articolo 3, comma 1, stabilisce solennemente il principio che «Le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo». Dunque, mentre si approva la "carta" del contribuente se ne violano le disposizioni. Si noti che, in questi termini, lo Statuto non viene violato dall'amministrazione finanziaria, parte in causa, ma pioprio dallo stesso "legislatore". In questo contesto, dato che questa non è certo la prima e non sara l‘ultima violazione "Iegale" dello spirito dello "Statuto", l'unica cosa che il cittadino contribuente puo capire è che lo stanno prendendo in giro con uno strumento (Io "Statuto") usato in una logica essenzialmente demagogica. La risoluzione approvata dalla commissione Finanze era basata su di uno straordinario apparato di logica "politica", articolato come segue: per il futuro i termini di accertamento saranno piu brevi; ma nel presente, dato che lìaccertamento del 1992 sarebbe caotico, visto· «...il permanere di notevoli carenze e dillicoltà da parte dell’amministrazione finanziaria nel perfezionamento, entro tempi ragionevoli, delle procedure di accertamento. In presenza di situazioni "straordinarie" è opportuna una proroga retroattiva del termine. Nell’interesse stesso dei contribuenti che, riceverebbero "accertamenti pazzi". In sostanza. l'"economia politica" dello scambio è un beneficio futuro contro un maleficio attuale. ll che va ricordato è stato l’anno delle dichiarazioni "lunati", l cittadini-contribuenti hanno già scontato una forma impropria di imposizione, sottoponendosi alla "corvée" della loro compilazione. Non si puo chiedere un sacrificio nuovo, solo perché la macchina fiscale è fuori controllo. La maggioranza di Governo ammette onestamente che una delle cause principali del contenzioso fiscale è il Fisco stesso, con le sue inefficienze. Ma, se l’amministrazione finanziaria è inefficiente, non si può pretendere di trasferire le conseguenze sui cittadini, come si trattasse di una fatalità. Dal 1993 al 1998, con la sola interruzione dei sette mesi del governo Berlusconi, c`è stata continuità a sinistra nella gestione dell’amministrazione fiscale italiana. E cin que anni sono un tempo sufficiente, tanto per fare un bilancio. quanto per identificare e assumersi le proprie responsabilità. A fine Iegislatura, dopo sette anni, la valutazione di responsabilità sarà, in sede elettorale, automatica. In ogni caso, per come stanno andando le cose, niente (o troppo poco) autorizza a escludere che le "patologie" identificate come ragione della proroga del termine per il 1992 siano tutte risolte in sintesi. inoltre, niente (poco) autorizza a escludere che le stesse "esigenze" di proroga si estendano anche ai periodi di imposta successivi al1992. ln realtà, la combinazione "taxation and timing" costituisce il nucleo fondamentale del rapporto fiscale. Il rapporto che si radica più che nella "forza" sovrana, nel "consenso" democratico. Che a sua volta presuppone la certezza del diritto, contro cui vanno certamente le norme retroattive, comprese le norme di proroga. Se I’amministrazione finanziaria non può fare gli accertamenti a norma di legge (vole a dire accertamenti "non pazzi"), e nei termini di legge non li faccia, pagando così il tributo al principio delle certezze del diritto, come sarebbe, civilmente, in qualsiasi Paese europeo. Nello Stato di diritto, l’interesse pubblico non è che sia comunque riscosso “denaro", ma "imposta", come prevista nella legge. Se si modifica retroattivamente la legge, non si prende "imposta", ma "denaro". Se la maggioranza di Governo vuole fare diversamente, ovviamente può farlo. Ma almeno rinunci aIl`ipocrisia del ricorso a un apparato di argomenti "benevoli". con cui si cerca di giustificare la scelta di introdurre una norma di retroazione. Ciò che colpisce negativamente e lo sfondo "culturale" su cui si posizionano i continui interventi, o tentativi mirati a ridurre i diritti dei cittadini; la ricerca ossessiva di una giustificazione, che dovrebbe essere condivisa anche dai "soggetti passivi".