Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Mattino

Caro Governo, vendi illusioni

Parla l’ex ministro Tremonti: che figuraccia sull’eurotassa

Finalmente. Ecco la svolta invocata da Bertinotti: dare ai ricchi e togliere ai poveri». È nel suo studio milanese Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze e parlamentare di Forza Italia. Sullo schermo scorrono le tabelle dell’eurotassa e dell’addizionale Irpef, con le tredicesime che si gonfiano per i redditi più alti e si sgonfiano per quelli più bassi. Senza considerare, poi, il gran «pasticciaccio» del ministro delle Finanze, Vincenco Visco, che prima dà del bugiardo ai giornali che hanno ridimensionato l’effetto in busta paga della restituzione dell’eurotassa. E poi smentisce se stesso, con tanto di scuse ai cittadini. «Poveraccio, Visco. Una figura così».

Che fa professore, lo giustifica? «C’è un fenomeno ed un epifenomeno in questa vicenda».

Cioè? «Partiamo dall’epifenomeno, quello della comunicazione. È chiaro che Visco ha messo in mostra un deficit di conoscenza, per di più su leggi che portano la sua firma. Un episodio, per così dire, folcloristico. Perfino grottesco se si pensa alla supponenza con cui ha criticato i giornali».

Eppure, la notizia delle tredicesime più pesanti è stata data in diretta Tv. Si possono commettere errori così gravi? «Questo rientra in una precisa strategia. E qui passiamo alla valutazione del “fenomeno”. Il governo aveva deciso fin dal primo momento di creare un’illusione finanziaria, concentrando l’addizionale Irpef a dicembre e quindi prevedendo un gran botto a fine anno. Prima ancora di un errore di comunicazione è stato un errore politico».

Quale? «Il governo non ha ancora capito che la pecora va “tosata” ma non “ammazzata”. Invece, da parte delle Finanze, c’è stato un vero e proprio “furor fiscalis”. Le cifre ufficiali non ci sono ancora, ma se lo stesso Ciampi ammette che i conti pubblici vanno meglio del previsto, non c’è dubbio che il merito è tutto delle entrate fiscali, che hanno superato i limiti. Di qui il forte calo dei consumi e il rallentamento della crescita economica».

Tutto questo che cosa c’entro con l’eurotassa e l’Irpef? «Semplice. A settembre il governo si è reso conto che se non ci fosse stata un’iniezione di liquidità, il sistema sarebbe stato al tracollo. Di qui l’idea di sfruttare l’effetto-annuncio della restituzione dell’eurotassa. Per un Paese che versa ogni anno, nelle casse dell’erario, circa un milione di miliardi, 3mila miliardi sono un bruscolino. Ma presentati così, in diretta televisiva, e legandoli alle tredicesime, l’effetto si sarebbe moltiplicato. Ma a questo punto c’è stata la gaffe: Visco, si è semplicemente dimenticato dell’addizionale Irpef. Che rischia di avere un effetto boomerang: favorisce i ceti più ricchi e penalizza quelli più poveri. Come è successo del resto, anche per l’Irap».

Eppure, Visco, sositene che le aziende hanno risparmiato un bel po’ di quattrini con la nuova imposta. «In primo luogo l’Irap prevedeva l’invarianza di gettito. E ora che lo stesso ministro ha ammesso che non è così, il provvedimento è di per sé illegittimo. Ma anche se ci fosse stata invarianza, la nuova imposta favorisce alcune categorie di imprese. Ci guadagnano le aziende che fanno utili, che hanno pochi operai e molti robot e che non sono indebitate. La Telecom, ad esempio, ha risparmiato con l’Irap circa 700 miliardi. Viceversa, l’imposta pesa soprattutto sulle società sottocapitalizzate con molti debiti, molti operai e pochi utili. In sostanza, le piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale del nostro sistema produttivo. Senza considerare, poi, i 3 milioni di professionisti, commercianti e piccoli artigiani, che fino all’anno scorso non pagavano l’Ilor».