Tremonti: basta scontri con Fini. Il Sud ora è più forte, sfido l'Ulivo
Il vicepremier: avanti sul contratto degli statali e sul blocco delle tariffe. L'ideologia della Terza via piace tanto alla trimurti di Prodi, Fassino e D' Alema. Il nodo non era l'asse del Nord ma l'assenza di un ministro per il Mezzogiorno.
ROMA - Tremonti is back. C' è chi legge in questo ritorno una richiesta di Berlusconi, chi intravvede un progetto di Bossi e chi, invece, parla di nuovo Tremonti versione dialogante. In questi mesi, del resto, il vicepremier si è fatto vedere spesso con Follini e con Tabacci, in pubblici dibattiti. Da qualche giorno, poi, Fini e Tremonti sono addirittura tornati a parlarsi. E non soltanto al telefono. Al Quirinale, dopo il giuramento, lei e Fini avete scambiato qualche battuta. Il disgelo dopo la rottura? «Abbiamo ripreso a parlare ben prima del giuramento. E' in corso tra noi, e certo con interesse da parte mia, una costruttiva discussione che non è limitata all' oggi, ma è estesa ai prossimi anni». Nella Cdl si ipotizza il partito unico o una federazione di partiti. Eppure avete litigato fino all' altro giorno. «Dobbiamo e possiamo farlo proprio perché abbiamo molto, anzi troppo, polemizzato. Un' evoluzione ci sarà perché l' iniziativa di un uomo che dà vita ad un movimento è stata straordinaria, ma non è più replicabile. In futuro, saranno movimenti e partiti ad aggregarsi dando vita ad una classe dirigente». Progetti personali? «Se in tutto questo potessi avere un ruolo, mi piacerebbe che fosse soprattutto ideologico e culturale. La selezione dei materiali ideologici, quelli che una volta si chiamavano linea e programma, e la formazione della nuova classe dirigente. So bene che per la leadership servono caratteristiche complesse». Nella vostra coalizione rimarranno comunque molte diffidenze. A meno che non siate capaci di replicare il «patto della granita» che ancora funziona tra Tony Blair e il suo cancelliere dello scacchiere, Gordon Brown. Siglerebbe un «patto della granita» con Gianfranco Fini? «La granita è una delle buone cose italiane». La preoccupa essere diventato vicepremier di questo Berlusconi bis? «No, l' incarico mi onora, non lo considero certo un sacrificio. Non ho deleghe, si tratterà di lavorare soprattutto nell' interesse della coalizione. Ripeto, della coalizione: non degli assi». Ma se ieri Maroni ha commentato il suo ritorno dicendo: «Adesso abbiamo tre ministri e mezzo». «Non mi pare una battuta nell' interesse della coalizione. Comunque, per concludere: il problema del primo governo Berlusconi non è stato l' asse del Nord, quanto l' assenza di un asse del Sud. Non c' era neppure un ministro con portafoglio espressione del Sud. Adesso c' è, e c' è pure il ministero per il Sud». Miccichè era già a capo del dipartimento del Tesoro. «Appunto. Era solo un dipartimento e non un ministero. Ciononostante, abbiamo quasi raddoppiato i fondi per il Sud. Alla sinistra che continua a raccontare di come il governo Berlusconi abbia tagliato i fondi per il Mezzogiorno, lancio una sfida immediata. Andiamo da un notaio, oppure alla Bce o all' Eurostat: se dimostro che dicono il falso perché i fondi non sono stati tagliati ma invece enormemente accresciuti, quel politico si dimette da parlamentare. In alternativa, può scegliere di lavorare per tre anni nei campi del Mezzogiorno. Prevedo per la sinistra o una fuga senza fine dalla verità o un futuro agrario. Dicono il falso sapendo di mentire». Il Sud, tuttavia, ha voltato le spalle a Forza Italia e, in generale, alla Cdl. Non sarà solo effetto delle bugie, le pare? «A parte i problemi di Forza Italia, che dovranno essere superati, il Sud è rimasto vittima di vari fattori di crisi. Penso alla complessità dei meccanismi di spesa e alla drammatica assenza di banche nel Sud. Per lo sviluppo del territorio serve una banca di quel territorio». I meccanismi di spesa potevate modernizzarli voi. «L' esperienza di questi anni ci ha insegnato che i meccanismi messi in atto nell' epopea meridionalista di D' Alema erano troppo complicati e troppo numerosi per funzionare. Tanti strumenti, nessuno strumento. Tante responsabilità, nessun responsabile. Questo ha portato all' assurdo di stanziamenti attivi che si trasformavano in residui passivi non spesi. E' questa la ragione del ministero per il Mezzogiorno, un ministero, una competenza amministrativa, una responsabilità politica. La semplicità fa efficienza». Efficienza, era quel che gli elettori della Cdl si aspettavano. «Le rispondo citando il periodo Tremonti e Miccichè, al Tesoro: la commissione europea ha appena certificato che insieme abbiamo utilizzato integralmente i fondi comunitari. Per essere chiari: prima, l' Italia dava cento all' Europa, avevamo di ritorno novanta, riuscivamo a spendere quaranta. Quei cinquanta che non tornavano indietro non solo venivano persi, ma venivano utilizzati su turismo e agricoltura dai nostri concorrenti, per esempio dagli spagnoli. E' più meridionalista lo spreco della sinistra o il recupero della destra?». Che altro penalizza il Sud? «L' allargamento all' Europa dell' Est e le politiche europee favorevoli alla Cina. Provi ad andare nel Salento, vedrà che cosa le dicono...». Veramente hanno votato Nichi Vendola. «Vendola non mi pare allineato sulle politiche da Wto che piacciono a Prodi, a D' Alema, a Fassino. L' ideologia del pensiero unico globalista e mercatista, l' ideologia della Terza Via, il pensiero della trimurti Prodi-Fassino-D' Alema, ha spinto con violenza verso la competizione globale che ha penalizzato soprattutto le piccole aziende meridionali». Ma che idea ha lei dell' Europa? «Euro, allargamento, Wto sono idee giuste applicate nel modo sbagliato e con i tempi sbagliati. Con un eccesso di fretta che si sta rivoltando contro, il che è un male, proprio perché le idee erano giuste. Per esser chiari, io sono di quelli che sperano nel "sì" al referendum francese sulla Costituzione: la vittoria del "no" provocherebbe una crisi nella crisi». Per restare sui problemi del Sud: che cosa vi ha impedito, finora, di praticare la grande politica di attrazione dei capitali extraeuropei sui quali pare puntiate adesso? «Finora ce l' ha impedito l' Europa. Il trattato è stato fatto mezzo secolo fa. Da allora il mondo è cambiato e il trattato va modificato». Col Berlusconi bis avete poco tempo. Lei come lo userebbe? «Gli impegni programmatici saranno definiti in Parlamento dal presidente Berlusconi che ha parlato di Mezzogiorno, famiglia, imprese. Aggiungerei anche qualche altra cosa che può sembrare minima ma che politicamente è fondamentale, e su questo seguo Gianfranco. Vede che sto imparando? Rinnovo dei contratti degli statali e dei medici, per cominciare. Blocco delle tariffe e soprattutto del prezzo della benzina. In tanti comparti, basta con la caricatura del mercato. Per gli italiani esiste una pipeline speciale, una linea diretta che viaggia diretta dal portafogli del cittadino alla rendita energetica e petrolifera».