Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

Sconfitta una élite miope che non sa parlare ai popoli

Il voto contrario dei francesi alla Costituzione non è la fine del processo di integrazione del vecchio continente, e non é la vittoria degli euroscettici.

E' la sconfitta di una intera classe dirigente, di una elite miope che ha pensato che la "rappresentanza" potesse sostituire la democrazia, che la tecnocrazia contasse più della politica , che un progetto complesso come l' Europa potesse scendere dall' alto verso il basso. Una classe dirigente che ora dovrebbe andare a casa e tacere, se avesse veramente a cuore il bene dell' Europa. Non usa mezzi termini Giulio Tremonti per analizzare cause ed effetti del voto francese: attacca Prodi e i tecnici dell'economia, la sinistra italiana e coloro che in questi anni hanno respinto tutte le sue critiche come se fossero euroscetticismo. Pensa che stiano arrivando "tempi di ferro", non solo in Italia e che l' agenda di Lisbona stia a quello che arriva come l' aspirina al cancro. Professor Tremonti qual è il vero significato del voto francese? «Sulla carta della Francia vediamo una svolta della storia. Il voto per il "sì" è concentrato soprattutto nell' area metropolitana di Parigi, in Alsazia, in Lorena, nella parte più centrale del paese. Il voto per il "no" su tutto il resto della Francia, dai "tristi" villaggi del nord, dove le vie sono ancora intitolate a Lenin, fino alle periferie fasciste del sud. Dalla Francia agricola fino alla Vandea. Il voto per il "sì" è stato omogeneo ma freddo, razionale. Il "no" è stato più eterogeneo ma corale, popolare e questo è il dato politicamente più significativo. Non solo le due estreme, sinistra e destra, ma anche metà del partito socialista e la Francia profonda». Come spiega un divario così netto? «Questa geografia politica non si spiega solo con la lettura critica della carta costituzionale fatta dai francesi, ma con la forza delle cause reali sottostanti. Era largamente prevedibile che andasse a finire così. Bastava leggere l' eurobarometro dove solo il 48 per cento della popolazione considerava l' appartenenza all' Unione una "good think". Bastava leggere il voto elettorale espresso nelle tornate degli ultimi anni. Bastava questo per capire che la geografia politica europea è cambiata di colpo. Prima il pendolo politico andava ritmicamente da destra a sinistra e viceversa. Negli ultimi anni è andato in una sola direzione: contro i governi in carica, indipendentemente dal fatto che questi fossero di destra o di sinistra. Il voto francese non è stato tanto sul formale e cioè sulla costituzione, quanto sul sostanziale e cioè sul presente e sul futuro del popolo. La costituzione ha fatto solo da parafulmine» E dietro il parafulmine cosa c' è? «Nella politica europea è arrivata una new entry, una cosa che si pensava scomparsa da mezzo secolo: la paura. L' Europa si fonda storicamente su due pilastri: quello della pace e quello del benessere. Il primo è sempre più solido, il secondo sta cedendo. L' economia non è più alleata dell' Europa. E prima delle elite lo hanno capito i popoli: è con il cedimento del secondo pilastro che emerge la paura: la paura sul posto di lavoro, sul tenore di vita, la paura di perdere l' identità nell' americanizzazione della società. E' questo grumo di paure e di ragioni che ha portato il popolo francese a rifiutare il piatto che gli veniva propinato, dicendo no alla carta costituzionale ha detto no all' Europa "a la carte" ». Quali sono stati a suo avviso gli errori commessi in questi anni dalle cancellerie europee? «Negli ultimi cinque anni l' Europa ha bucato il tempo della storia: per mezzo secolo l' Europa è stata costruita nella logica della intergrazione interna, come un' isola felice di ideologia e di utopia, dove si costruivano insieme il mercato perfetto e la società perfetta. Il corso della storia ha improvvisamente preso ad andare in una direzione diversa. Mentre l' Europa costruiva la sua integrazione interna iniziava con una spaventosa violenza la competizione esterna, mondiale. Ma la leadership europea ha fatto come se nulla accadesse, astratta dallo spazio e sospesa nel tempo. Non è stato fatto quello che si doveva fare, e cioè la protezione della produzione e del lavoro, a partire dall' introduzione del brevetto europeo e di norme contro la contraffazione. CE non significa solo Comunità Europea, ma anche, impunemente, China Export. Per contro, l' Europa ha fatto quello che non doveva fare: mentre il mondo andava verso la competizione, approfondiva e appesantiva integralisticamente , mostruosamente, la sua regolamentazione. Vietava parossisticamente ogni cosa sospettabile come aiuto di stato o come trust. Per l' Italia sono appena stato vietati i contratti di formazione lavoro!» Lei ha più volte puntato l' indice contro l'Euro. Pensa che abbia giocato a favore del "no" anche la moneta unica? «L' errore non è stato l' euro, ma il divieto di doppia circolazione euro-vecchie monete. Ancora oggi continuano ad esserci blocchi enormi di cittadini europei dicono di avere difficoltà di adattamento alla nuova moneta. A tre anni e mezzo dall' introduzione dell' Euro il 58 per cento dei francesi dichiara di avere difficoltà di calcolo. Se si guarda fuori dall' Italia si scopre che quella del mancato cartellino con il doppio prezzo e dei mancati controlli è una barzelletta». Tutti sul banco degli accusati, ma anche il governo italiano ha partecipato alle decisioni prese a Bruxelles «Noi eravamo euroscettici. Prodi e la sua Commissione sono invece gli eurosconfitti . Possiamo dire che il referendum di Parigi ha sancito la fine dell' età «prodassica». Alla fine del suo mandato Prodi ha elencato tra i suoi successi non l' economia, per pudore, ma il varo della Costituzione europea e l' allargamento a est. Complimenti, proprio su questi punti, oltre che sulle difficoltà economiche, si è creato il cortocircuito in Francia. Comunque, Prodi è solo l' eroe eponimo del fallimento generale di una intera classe dirigente europea che ha pensato che la rappresentanza potesse sostituire la democrazia, che la tecnica contasse più della politica, che il movimento giusto fosse dall' alto verso il basso e non dal basso verso l' alto. E' così che è cresciuta la distanza tra i popoli e la classe dirigente. Una classe che ora pare alquanto riluttante a capire ed assumere le sue responsabilità. Una classe che se davvero volesse far bene all' Europa dovrebbe fare una cosa sola: tacere. Non parlare più d' Europa perché le sue ricette, le sue teorie, le sue politiche non sono il rimedio ma la malattia. Non è davvero il caso di insistere con l' accanimento terapeutico. Chi ha portato al fallimento non può candidarsi al successo». Dalla sua analisi sembra di capire che considera ormai irreversibilmente tramontato il progetto di unificazione. «Forse sarebbe stato meglio se a questa verità si fosse arrivati in modo meno traumatico. A volte però le svolte sono salvifiche. Comunque, la storia moderna d' Europa dura da mezzo secolo e io spero che continui. Ma non sulla base dell' apparato ideologico che è stato applicato fin' ora. Non sulla base del "mercatismo", non sulla base del "pensiero unico". Il processo riprenderà dal basso verso l' alto quando la politica saprà di nuovo parlare ai popoli ed essere credibile. I popoli europei sanno che stanno arrivando tempi di ferro e che l' agenda di Lisbona è come l' aspirina per il cancro. Non è più tempo dei Chamberlain ma dei Churchill». In che modo? « Non basta una voce sola. Il piano di discussione o è europeo o non è. Ma è evidente che bisogna trovare un piano nuovo. La soluzione non è e non può essere un ipotetico piano B, cioè una variante giuridico formale al vecchio testo costituzionale. Deve essere qualcosa di reale e concreto che parta dalla vita dei cittadini, dall' economia». Il voto francese può avere effetti sul quadro politico italiano? «In questi ultimi dieci anni la sinistra si è identificata con la classe dirigente e la classe dirigente con l' Europa. In questi ultimi mesi ha sfruttato la paura proponendo come soluzione la sua guida dell' Europa ed in Europa. Sono stati respinti con perdite. La cifra caratteristica della sinistra è stata l'intolleranza. Chi aveva idee diverse era bollato come euroscettico. Se avessero ascoltato forse non avrebbero sbagliato così clamorosamente. Lei rifiuta l' etichetta di euroscettico. Ma ieri ha indossato la Legion d' onore per festeggiare la bocciatura della costituzione. «La Legion d' onore indossata da un italiano è un simbolo europeo».