Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Sole 24 Ore

«Occorre un nuovo 8 per mille per la ricerca e il volontariato»

Come sposare pubblico & privato

Finanziare la ricerca scientifica con un nuovo "otto per mille", sfruttare l'effetto leva detassando i contributi delle imprese alle Università: è la «rivoluzione» che propone il vicepresidente del Consiglio, Giulio Tremonti, per «rompere il monopolio scientifico» tipico di una «politica dirigista», e consentire all'Italia di aumentare la quota di investimenti in ricerca e sviluppo, allineandosi alla media europea. In questa intervista l'ex ministro dell'Economia spiega perché la soluzione alle due sfide che «fatalmente» dovremo affrontare non può essere un aumento dei servizi sociali assicurati dallo Stato ma piuttosto il trasferimento di quote di potere dallo Stato alla società. La spesa per la ricerca in Italia è pari all'1,2% circa del Pil, contro l'1,9% della Ue a 25. L'obiettivo della Ue è portare tale percentuale al 3% entro il 2010, un obiettivo ambizioso che si confronta comunque con il 3,15% del Giappone e il 2,6% degli Stati Uniti.
Quale sarà il contributo italiano a questa sfida?
L'Italia farà sicuramente la propria parte. Anzi la sta già facendo. Tra il 2000 e il 2003, come ha rilevato Alberto Quadrio Curzio proprio sul Sole 24 Ore qualche giorno fa, il tasso di crescita della spesa reale in ricerca & sviluppo in assoluto è stato del 5,2%, contro il 2,4% dell'Unione europea, l'1,2% della Germania e l'1,4% della Francia. Bisognerà intensificare gli sforzi, senza dimenticare che le risorse investite in ricerca e sviluppo hanno un effetto virtuoso sulla crescita e quindi sui conti pubblici.
Ma con quali risorse? Proprio in questi giorni si sta mettendo a punto la Legge Finanziaria per il prossimo anno le disponibilità per questo tipo di spese non sembrano enormi.
Investire nella ricerca scientifica significa andare incontro al futuro. E il futuro già oggi ci fa intravedere nuovi e drammatici dilemmi politici. La scienza potrà assicurarci speranze quasi illimitate di salute e di durata della vita, ma ciò dovrà necessariamente confrontarsi con vincoli dei bilanci pubblici sempre più stretti. Questo significa che dovremo prepararci ad affrontare due sfide: quella demografica e quella scientifica. Per anticipare ciò che il futuro ci prospetta già oggi ho proposto un nuovo "otto per mille" a favore della ricerca scientifica che si aggiunga a quello già esistente, ma anche ad uno per il volontariato. Un modo che ho definito insieme dolce e forte per sostenere le sfide che fatalmente dovremo prepararci ad affrontare.
Come verrebbero scelti gli enti e gli istituti di ricerca cui destinare i fonti raccolti con l'otto per mille?
La mia proposta punta soprattutto a individuare le risorse necessarie per finanziare la ricerca. Ciò che ritengo importante di questa proposta è anche l'opportunità di rompere e superare il "monopolio" scientifico che è caratteristico di una politica economica pubblica dirigista. L'introduzione dell'otto per mille a favore della ricerca avrebbe il pregio di sostenere l'iniziativa e l'impegno della società civile per tentare di risolvere l'asimmetria che esiste tra la limitatezza delle risorse e la crescente domanda di salute favorita dal vorticoso sviluppo delle biotecnologie.
Non è un modo per la politica di delegare una funzione così importante alla società civile e perdere la capacità di incidere sulle scelte di fondo?
L'Italia è uno dei pochi grandi Paesi, forse l'unico, ad avere una ricerca a prevalenza pubblica. Circa la metà di quanto si spende in ricerca arriva dal bilancio dello Stato. In Europa invece i due terzi delle risorse investite nella ricerca provengono dai privati. L'introduzione di un "otto per mille" per la ricerca è un modo ridurre questo divario. Certo si tratta di un meccanismo che rompe l'unicità del bilancio pubblico e che erode il monopolio della "politica". E in questo senso sarebbe rivoluzionario, in quanto trasferisce quote di potere dallo Stato alla società. Ma non ritengo affatto che ciò possa essere un male. Aiuterebbe, tra l'altro, a diffondere la cultura della ricerca scientifica e a superare lo scetticismo di chi non conosce come funziona la scienza. E' un pezzo del futuro e non tenerne conto sarebbe un errore.
Una delle anomalie italiane è proprio la bassa percentuale di spesa delle imprese in R&S: il 43% contro il 55,6% della media Ue. A ciò corrisponde una presenza di ricercatori nelle imprese inferiore rispetto all'Unione europea. Cosa si può fare per incentivare le imprese?
La scelta fatta dal legislatore è la detassazione dei trasferimenti da parte delle imprese alle Università per la ricerca.
Ritiene che le sue proposte siano coniugabili con le esigenze di bilancio e soprattutto con le scelte elettorali?
Stiamo parlando di dilemmi politici drammatici. Nessuno può farsi illusioni. I vecchi meccanismi di governo devono essere modificati per entrare nel futuro. Se non lo facciamo, i vecchi schemi saranno il problema e non la soluzione.
Ha parlato di "otto per mille" anche per il volontariato.
Il volontariato, il cosiddetto "terzo settore", come la ricerca scientifica può dare moltissimo ma riceve molto poco. È un errore. Estendere un meccanismo come l’otto per mille, per la ricerca come per il volontariato, non sarebbe un costo ma un investimento. Non una spesa, ma un risparmio. In una società che è destinata a diventare sempre più vecchia e sempre meno ricca, il volontariato è l’unica possibilità per produrre con costi sostenibili e con benefici illimitati i servizi sociali di cui avremo sempre più bisogno. Sostenerlo con l’otto per mille o con strumenti equivalenti come le deduzioni autogestite o voci di imposta con uno scopo specifico aiuta a coinvolgere la stessa società civile, sempre più matura, nelle scelte di destinazione delle risorse pubbliche, fuori dalla massa indistinta del bilancio pubblico.