Ma Tremonti si schiera con Bossi: "Tiene il Nord nella democrazia"
Giulio Tremonti definisce «disgustoso» il comportamento dei tre eurodeputati leghisti, che hanno contestato Ciampi al Parlamento europeo.
Ma loda il «comportamento democratico» della Lega e ne difende il ruolo nel governo e nel Paese e questo, dice, «è il dato politico essenziale». In diretta ieri mattina con Repubblica Radio, l' ex ministro dell' Economia vorrebbe centrare l' intervista sulla finanziaria e sul Dpef, da lui definito «da seminario». Ma l' attualità politica preme, perché mezzora prima, dalla stessa radio Rosy Bindi lo aveva indicato come il regista occulto delle malefatte leghiste. Secondo la Bindi l' intero governo dovrebbe dimettersi dopo la gazzarra all' Europarlamento. Ma, dice Bindi, questo non accadrà perché in Italia c' è un asse Berlusconi-Bossi-Tremonti e questo è il baricentro vero di questo governo. Come risponde? «Vorrei non rispondere, visto da dove viene l' accusa. Ma faccio il mio fioretto quotidiano e rispondo così. Ho visto la scena in tv e il punto di equilibrio, di grande classe politica ce lo ha dato Ciampi. Di fronte a un comportamento disgustoso ha dato una lezione di classe con la sua sobrietà, continuando il suo discorso senza scomporsi». Ma lei ha davvero un rapporto privilegiato con Bossi o no? «Cerchiamo di fare un discorso serio, ed è la prima volta che lo faccio. Fuori dalle considerazioni di carattere personale, e io considero Bossi un carissimo amico, ma credo che interessi poco e che sia poco rilevante. L' essenza della questione è: nella Lega lei trova dei comportamenti che possono essere condannati, trova un linguaggio che a volte ha dei toni inaccettabili, ma fondamentalmente la Lega è nella struttura democratica di questo Paese, salvo dire che criticare l' euro è un attacco alla democrazia. In tutta Europa vi sono movimenti che hanno caratteristiche rivoltanti. In Francia, in Austria, nel Nord, in Germania esistono aree che sono fuori della democrazia, che hanno una violenza non solo episodica e verbale, ma sostanziale e culturale aberrante. Questo non accade in Italia ed è il grande merito della Lega di Bossi: è un movimento democratico, che tiene nel sistema democratico una parte importante della popolazione». Criticare l' euro non è certo un attacco alla democrazia, ma chiedere un referendum per tornare alla lira, oltre che antistorico, è politicamente sbagliato e impraticabile. «Lasciamo stare certe esagerazioni. Ma è stato un errore non aver previsto la doppia circolazione per almeno vent' anni. Quella sarebbe stata la via giusta per combinare i benefici dell' euro, che sono dei macrobenefici, con la vita quotidiana della gente». Lei non sarà per ritorno alla lira, ma l' immagine che lei ha è quella di euroscettico. «No, sono eurorealista. L' Europa dura da mezzo secolo e si basa su due pilastri, pace e prosperità, frutto della congiunzione tra le élite e i popoli. Ma negli ultimi anni i popoli esprimono una domanda e le élite non sono più in grado di ascoltarla. Ecco dove sta l' equivoco: denunciare come euroscettico chi denuncia un' élite che non capisce più i popoli. Se io chiedo di fare la moneta di un euro di carta sono a favore o contro l' euro? Sono a favore perché serve a fare un euro più giusto». In un' intervista al Corriere della Sera ha definito quelle presentato dal ministro Siniscalco un Dpef da seminario. Vuol dire che è sbagliato, astratto, o cosa? «Devo ancora leggerlo e non giudico un documento che non conosco e poi, facendo parte di questo governo, me ne guarderei bene. Non ho inteso dire che questo Dpef è da seminario, ma che il Dpef, anche quelli che facevo io, è seminariale. E chiarisco. L' Italia è l' unico paese europeo che ha una sessione di bilancio, sostanziale e formale, che dura 8 o 9 mesi. Dall' Inghilterra alla Germania le sessioni vere durano pochi giorni. Da noi invece finiamo la discussione sui conti pubblici, sui grandi andamenti dell' economia a dicembre e la riprendiamo a marzo e poi è un continuo. Quando i documenti che contano sono due: quello che si presenta all' Europa e la Finanziaria. Il resto sono carte e chiacchiere inutili». è diffusa però l' impressione che la linea del vicepremier Tremonti non sia la stessa del ministro Siniscalco, che è il suo successore e che ha detto basta con la finanza creativa. Si è rotto il vostro sodalizio? «No, sono tutte balle, una vecchia amicizia non s' interrompe in un giorno e i problemi che abbiamo nel Paese sono ben più grossi di questi pettegolezzi». L' altro giorno a Repubblica Radio Prodi ha detto che la politica fiscale del governo favorisce i ricchi. «Gli farei una domanda: è un caso d' omonimia o è lo stesso Prodi che ha governato l' Italia e ha imposto la politica fiscale degli ultimi anni? Lo spostamento di ricchezza che è avvenuto in Italia è stato causato dal cosiddetto changeover ed è stato così in tutta Europa perché non è stato neutrale. La sinistra ha favorito i ricchi perché i ricchi hanno avuto enormi benefici fiscali dalla sinistra. Basti pensare all' una tantum. La sinistra ha fatto 5 punti di Pil con le una tantum. Vi ho fatto ricorso anch' io, ma per evitare la macelleria sociale e tenere a galla i conti, dimostrare che non eravamo solo noi che andavamo male perché sopra il 3% del Pil c' era il 70% dell' economia europea». Come giudica il comportamento di Bankitalia e del governatore Fazio verso le Opa straniere sulle banche italiane? «Soffro d' amnesia su alcuni temi e non mi permetto di formulare alcun tipo di valutazione».