"Troppe esagerazioni sul potere dei media"
Modificare la legge sul conflitto d'interessi, il dibattito dopo l'intervista a "Repubblica" del presidente della Camera Luciano Violante
ROMA - «La cifra semantica delle parole del presidente Ciampi», dice Giulio Tremonti, «è senz'altro nel senso di approvare così com'è il testo varato dalla Camera».
Per la verità, professore, non è questo che dice il capo dello Stato.
«Lo si capisce dal fatto che fa riferimento al voto unanime di Montecitorio.
Non sarà invece che il Polo interpreta te parole di Ciampi a proprio vantaggio?
«Allora lasciamo perdere le interpretazioni e /imitiamoci al dato oggettivo: il presidente chiede soprattutto che si faccia in fretta. E approvare quel testo è l'unico modo per fare in fretta».
Il blind trust non risolve nulla se il patrimonio è un'azienda. A questo cosa risponde?
«Rispondo che sicuramente c'è un problema di regole da aggiungere. Ma il vero giudice è e resta il popolo...»
Proprio a questo proposito, il presidente Violante, ieri su "Repubblica", le ricorda che anche Hitler fu votato...
«Hitler non ha mai avuto la maggioranza: ha avuto il potere in ori ambiente politico profondamente malsano e comunque per effetto del decisivo appoggio di Von Papen e di Hindenburg. Quindi aveva un deficit democratico piuttosto consistente».
Sì professore, ma evidentemente qui non è questione di storia. O no?
«Il paragone mi sembra eccessivo. Oltre che storicamente scorretto, visto che Hitler non ha mai superato il 30 per cento dei voti».
Nelle parole di Violante è evidente il paradosso.
«Mica tanto, trattandosi di Violante. E poi a Violante vorrei far notare che il voto espresso dai cittadini non è espresso una tantum, ma c'è il controllo permanente esercitato dai media».
A maggior ragione la proprietà dei mezzi d'informazione è decisiva, non trova?
«Sicuramente c'è un problema di regole da aggiungere, però faccio presente che quando dicevo che in democrazia la vera regola è che il giudice è il popolo, lo dicevo non nel senso paradossale dì un Hitler che viene eletto e poi la democrazia finisce. Lo dicevo nel senso che i meccanismi democratici sono meccanismi permanenti, l'opinione pubblica esercita un controllo che è sistematico. C'è stata da parte del centrosinistra un' enfasi eccessiva sul ruolo e sul potere dei media».
Eccessiva, professore?
«Hanno una rilevanza, ma non così decisiva come si è drammatizzato. Contano, certo. Mai meccanismi di circolazione delle idee hanno superato da un pezzo i meccanismi classici. Da Gutenberg a Internet, insomma, non è che ci si è fermati alla televisione».
Cosa significa, mi scusi?
«Vuoi dire che certamente la proprietà di un'industria ordinaria è diversa dalla proprietà di un'industria di informazione. Ma c'è una drammatizzazione sul nesso informazione-democrazia. La centralità della televisione mi è sembrata un po' troppo enfatizzata questi anni».
Però non ha ancora risposto alla questione-chiave: come può bastare il blind trust in una situazione come quella dì Berlusconi? Se domani a Palazzo Chigi e, per assurdo, vietasse la pubblicità sulle reti Rai, anche se Mediaset venisse gestita da un fiduciario, è palese che ne sarebbe beneficiata.
«Che la struttura proprietaria fosse quella, lo si sapeva anche prima del voto unanime della Camera. E se una società non può essere avvantaggiata, non è giusto nemmeno penalizzarla. II blind trust sarà anche una soluzione second best. Ma qualcosa è sempre meglio di niente».