Tremonti: gli elettori capiranno
Per l’ex ministro azzurro l'intesa raggiunta con la Lega non creerà problemi nella base del Polo
Milano. Durante l'intervista arriva la notizia che il vertice del Polo ha dato via libera all'accordo con la Lega. «Bene, bene» commenta soddisfatto l'ex ministro Giulio Tremonti, forse il principale pontiere del riavvicinamento tra Bossi e Berlusconi.
Lei è contento, ma secondo i sondaggisti , l'intesa Polo-Lega porterà più danni che vantaggi alla coalizione?
Sui numeri Manneheimer non è particolarmente convincente.
Si spieghi.
Lui dice che Forza Italia perderebbe il 5% dei consensi se si alleasse con la Lega, Ma, supponendo che gli azzurri arrivino al 30%, il 5% corrisponderebbe ad un punto e mezzo. Ampiamente ripianato dal 4% che porterebbe in dote la Lega. Parliamo, piuttosto, dell'altra intesa che si profila
Quella tra Bertinotti e il centrosinistra?
Appunto. Rifondazione viaggia, come il Carroccio, sul 4%. Ma i suoi consensi sono distribuiti su tutto il territorio. il tasso di dispersione del voto è molto elevato. E laddove ne ottiene di più, il centro Italia, paradossalmente potrebbe risultare controproducente per il centrosinistra.
Lasciamo da parte i numeri. Lei non ha l'impressione che gli elettori del Polo prenderano male il ritorno con Bossi?
È un problema di messaggio. Tanto più si evidenzia che si vuole dare voce al blocco dei produttori, tanto più l'inte-a Polo-Lega ne trarrà gio-amento, Bisogna trasmettere l' idea che l'accordo non è stipulato per servirsi del voto ma per servire il voto.
Montanelli sostiene che l'intesa è superflua: con la Lega in calo, dice, i voti dei lumbard sarebbero finiti comunque al Polo, alleanza o non alleanza?
E un'ipotesi. Ma sono tutti ragionamenti di chi parte dalla politica per arrivare alla realtà. lo preferisco fare il percorso inverso: partire dalla realtà. E la realtà dice che c'è un blocco economicamente, socialmente, culturalmente maggioritario nel Paese che é minoranza in Parlamento. A causa delle divisioni.
La Lega non ha mail nascosto le sue attenzioni verso Haider.
Nel mondo attuale La divisione non è più tra destra e sinistra. O Io é sempre meno. Il confronto è tra la cultura che possiamo definire «americana» e quella «cristiana». In una dialettica che riguarda anche il singolo individuo. Andiamo verso il glocal, la combinazione tra il globale e il locale. E il locale comprende le lingue, le tradizioni, le culture dei popoli. In questo scenario il player è la Chiesa. Il conflitto che si profila è più di coscienza che di classi. In questo schema ci sarà un ampio spazio per le forze lo cali. E io non ci vedo nulla di male. Non vedo nulla di male nella Lega.
Si, ma Haider?
Haider è un'altra cosa. E’ un uomo che suscita perplessità. Non m'interessano le strumentalizzazioni politiche. Il problema non è sola sinistra perde un governo in Europa, No, su Haider dobbiamo essere cauti.
Torniamo a Berlusconi. Ieri un editoriale del «Corriere» lo accusava di aver abbandonato le ragioni del liberalismo.
Mi sembra che ci sia un certo fondamentalismo mercantilistico. Non dimentichiamo quello che diceva Einaudi.
Cioè?
Il mercato è un fine, non un mezzo. Un conto è essere liberali, un altro essere libertari. Un conto è essere pragmatici, altro essere dogmatici. Io credo che il mondo sia radicalmente cambiato.Il dire tutto o niente non porta da nessuna parte.
E il Cavaliere cos'è? Un liberale o un libertario? E il moderatismo che ruolo ha?
Questo bisognerebbe chiederlo a lui. Nella politica di Forza Italia vedo più elementi liberali che libertari.
Da quando è uscito Taradash?
Non credo alla politica antropomorfa e non conosco i motivi che lo hanno portato fuori.