Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- L'Unità

Tremonti: «Fissiamo la data delle elezioni e vedrete che la riforma verrà fuori subito»

ROMA «Prudente, non negazionista ma neanche entrista». Così si definisce sulla riforma elettorale, dopo la mossa del centrosinistra - che in settimana presenterà in Senato un articolato - Giulio Tremonti, uno degli uomini più ascoltati da Berlusconi, autore con Giuliano Urbani del testo sul cancellierato. «La proposta del centrosinistra è solo un semilavorato. Vorrei capire esattamente cosa si intende per premio di maggioranza e poi la sfiducia costruttiva non è affatto antiribaltone, anzi lo istituzionalizza. Condivido le perplessità di Urbani: siamo di fronte ad un assemblaggio di cose diverse», osserva l'ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi.
Professor Giano Tremonti, lei ha messo subito in guardia con un "facciamo attenzione". Insomma, il Polo sta frenando sulla legge elettorale?
«La perplessità vera è questa: è davvero un curiosum in assoluto quanto è successo in poco più di tre settimane. Si è passati dalla formula democrazia-bipolarismo-maggioritario e tutto il resto ne è la negazione, tutto il resto è il regresso, a considerare addirittura positivo un modello che prima veniva contestato»
Si riferisce ai commenti che venivano dal centrosinistra al modello tedesco?
«Sì. Francamente ricordo che i dibattiti sul referendum erano costruiti in termini dogmatici e per certi versi fanatici. Non erano costruiti in termini del tipo: i modelli vanno tutti e due bene, noi preferiamo questo veicolo all'altro, l'obiettivo è comune, ma noi riteniamo più efficiente questa soluzione anziché l'altra. No, invece si diceva: questo o nient'altro, o il maggioritario o il caos. O il maggioritario o il regresso, la negazione della modernità, del bipolarismo, la negatività politica. Di colpo, dopo tre settimane, tutto è dimenticato e il modello conte. stato viene considerato addirittura positivo».
Scusi, ma ora Berlusconi dice che il centrosinistra ha accettato la vostra proposta. Quindi, qual è il problema?
«La proposta del centrosinistra un semilavorato, venuto fuori dopo un mese, un documento non è una proposta di legge, è, appunto solo un semilavorato. Faccio un esempio: quando si parla di premio di maggioranza, cosa vuol dire: uno, dieci, quindici, venti trenta, cinquanta? E un caso in cu è evidente che la quantità fa la qualità....».
Insomma, lei non si fida?
«No, mi limito a dire: quale che sia lo scenario è comunque solo un s milavorato. Fino a che non c'è una proposta di legge, siamo alla tenta.ta proposta di legge... Dopodichè condivido le perplessità di Giuliano Urbani: è l'assemblaggio d meccanismi diversi. Quando une dice premio di maggioranza, anche se accetta il principio non dice nulla. E ancora, altra forte perplessità: siccome un male della democrazia italiana, non della legge elettorale, è certamente il ribaltonismo, a mio personale parere il problema non si risolve con la sfiducia costruttiva. Nella storia democratica tedesca non c'è mai stato il ribaltone in Parlamento, il male di Weimar era il parossismo elettorale non il ribaltonismo. Insomma, il male era l'opposto e cioè la sequenza intercalante di tornate elettorali. Era un contesto compleamente diverso. La sfiducia costruttiva non è antiribaltone, all'opposto istituzionalizza il ribaltone. Significa che il popolo vota il governo "a" e il Parlamento esprime in alternativa costruttiva il governo "b". Cioè il ribaltone».
Il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius, in un'intervista a "Il Messaggero' dice di avere il sospetto che in realtà il Polo punti solo ad andare a votare con il Mattarellurn. Cosa replica?
«Allora, se vuole che dia un consiglio ad Angius è quello di fissare insieme la data elettorale e poi vedrà che la legge viene fuori. Si fa anche in agosto».
Professor Tremonti, potrebbe suonare come un ultimatum, anzi un ricatto...
«No, anzi è una formula costruttiva».
Lei è l'uomo chiave dell'accordo con la Lega al Nord. Bossi il premio di maggioranza non lo vuole. Come la metterete con lui?
«Il senso generale di quello che Bossi dice è che non c'è trippa per gatti. Insomma, che non c'è nessuna speranza di dividerci, di farci litigare e bloccare sulla legge elettorale. Sono pienamente d'accordo».
Intanto, la devolution, che registra posizioni e spinte diverse tra i "governatori" polisti del Nord e del Sud, sta diventando uno degli argomenti più dibattuti, come è accaduto giorni fa alla Conferenza Stato-Regioni. Nell'incontro dei "governatori" con Amato si è arrivati ad una mediazione. Quale è la sua opinione?
«Il processo è in corso, come tutti i processi ha una sua meccanica, è difficile pianificarla nei suoi sviluppi. Io credo sia un processo positivo. E, comunque, dirò cosa ne penso visto che sono stato invitato ad un seminario alla Camera sull'articolo cinque della Costituzione. Dirò che la devolution è perfettamente coerente con la Costituzione vigente. Anche se, ripeto, è difficile pianificarla, ci saranno accelerazioni, frenate, l'importante è che sia un processo in corso».
E d'accordo con le posizioni del presidente della Lombardia, Formigoni? Anche nel Polo sono state frenate...
«Tutto va visto in un contesto dove è in atto una dinamica complessa che è difficile pianificare e per certi versi anche controllare. L'importante è che si sviluppi e finora si è sviluppata in termini assolutamente democratici».
Tornando alla legge elettorale, in conclusione che possibilità vede per l'accordo sulla riforma?
«È come quando un avvocato americano le chiede che chances abbiamo di vincere. Lei può dire: da zero a cento, basta che dica una o novantanove. Chances ci sono. Che sia una o novantanove è lo stesso, da uno a novantanove c'è tutta la gamma. Siamo sopra allo zero».
In questa vasta gamma lei come si ritiene? Possibilista?
«Direi che sono prudente. Non sono negazionista ma neanche entrista, per dirla (ironizza ndr) con un termine di vecchia scuola...». Comunista.