Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- L'Opinione

Tremonti "Così difendiamo la new economy"

L'ex ministro delle Finanze spiega la proposta di legge di Forza Italia per favorire lo sviluppo dei settori legati all'informatica

"Si e fatto un gran parlare, spesso a sproposito, dei tre portali per lo sviluppo delle imprese di Nord, Centro e Sud. Ma i punti chiave del nostro progetto sono altri. E riteniamo che abbiano la forza per rivoluzionare la struttura capitalistica italiana". Giulio Tremonti difende con energia la proposta di legge sulla new economy depositata alla Camera da Forza Italia nei primi giorni di marzo. E respinge, quasi con sdegno, le accuse di chi vede – dietro all'intervento del ministero del Tesoro – una sorta di deriva "neo-keynesiana".
Eppure è proprio questa la critica che arriva dalla destra più liberista...
Secondo me fanno confusione con i portali di stato voluti da D'Alema... Nella nostra proposta il ministero del Tesoro svolge soltanto un ruolo di "socio promotore", nel senso ottocentesco del termine. A parte che nel Sud un po' d'intervento pubblico, seppure moderno, serve ancora. Ma è comunque difficile considerare intervento pubblico una partecipazione  dello stato al di fiori della gestione, con un apporto di capitale assolutamente simbolico e con il vincolo della cessione entro i due anni. C'è chi crede che il mercato non sia un mezzo ma un fine e chi considera Adam Smith, che prevedeva una qualche forma cli intervento pubblico, un pericoloso estremista di sinistra. I fondamentalisti del mercato sono cretini esattamente come tutti gli altri fondamentalisti.
Ha ancora un senso questa distinzione tra Nord, Centro e Sud, quando Internet è uno strumento formidabile per azzerare qualsiasi differenziale geografico?
Ancora sì, perché si tratta di tre economie completamente diverse. E, in ogni caso, un portale per il Sud e per il Mediterraneo potrebbe avere, anche sotto il profilo commerciale, un appeal enorme. Abbiamo pensato ai portali, poi, oltre che per una provocazione politica nei confronti della sinistra, anche perché prevediamo –e si tratta di un aspetto sfuggito ai più – che questo tipo di struttura potrebbe permettere di fare intermediazione tra offerta e domanda di lavoro, saltando gli uffici di collocamento e le loro burocrazie. Allora, anche per evitare l'accusa di "caporalato" elettronico, abbiamo in qualche modo dovuto prevedere l'intervento del ministero del Tesoro. L'idea di fare a meno degli uffici di collocamento grazie all'utilizzo di tre società-portale è così rivoluzionaria che abbiamo immaginato una breve fase sperimentale garantita, per così dire, dallo stato...
Nella proposta di legge presentata  da Forza Italia non si parla soltanto di portali.
Infatti i punti chiave della nostra proposta sono altri. E l'aspetto più importante è quello più apparentemente tecnico, ma che in realtà ha la cifra politica più alta. Un punto che noi riteniamo abbia la capacità scuotere le fondamenta della nostra struttura capitalistica. Parlo dell'articolo (il quarto, NdR) che prevede la possibilità di sottoscrivere il capitale delle società con un contratto di assicurazione. Il capitale delle società per azioni, nell'età industriale classica, serviva a finanziare gli investimenti, a costituire il limite della responsabilità e a funzionare da base organizzativa. Seconda e terza funzione hanno ancora un senso, la prima non più. Però molte imprese hanno bisogno del capitale, non per fare investimenti ma ad esempio per ottenere credito. E la possibilità di "coprire" questa esigenza con un contratto d'assicurazione potrebbe avere un impatto devastante.
Poi c'è l'estensione della legge Tremonti per gli investimenti nei settori dell'informatica e dell'e-om-merce... la detassazione dei capital gains fatti da società di venture capital. E questo significa abbracciare uno spettro ampio di imprese, non solo quelle che operano nei campi dell'informatica e di Internet, ma anche quelle che lavorano con le biotecnologie e con la miniaturizzazione, che io ritengo essere una delle nuove frontiere della scienza e dell'economia. E ancora: l'equiparazione fiscale tra editoria "elettronica" ed editoria tradizionale, l'esclusione da IRPEG e IRAP per i consorzi del settore informatico e dell'e-commerce (i consorzi assumono un ruolo fondamentale con la diffusione dell'economia di rete), l'utilizzo della televisione pubblica come strumento per l'investimento nel capitale umano e per la divulgazione delle cosiddette tre "i" (impresa, inter-net, informatica).
Con questa proposta di legge, per la prima volta Forza Italia si è mossa nei campo della new economy...
Per la verità è la prima volta in assoluto che, in Italia, una forza politica si è mossa. Gli altri, dopo aver proposto alle imprese di adoperare la rete fiscale di Visco, non si sono più sentiti...
Qual è la strategia di Forza Italia su Internet come strumento di attività politica?
Penso che questo sia un terreno su cui Forza Italia deve muoversi più attivamente di quanto abbia fatto fino ad oggi. In questo modo, tra l'altro, si potrebbe tentare di stabilire un contatto anche con cittadini che seguono raramente il dibattito politico e, ancora più raramente, esercitano il proprio diritto di voto.