Tremonti: «Bene, è questa la strada giusta»
«Si tratta di una buona notizia». La «buona notizia», secondo il tributarista Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze nel governo Berlusconi, è la presentazione del documento «Sulla questione fiscale» della Commissione diocesana milanese Giustizia e Pace, presieduta dall'arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini.
«Si tratta di una buona notizia». La «buona notizia», secondo il tributarista Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze nel governo Berlusconi, è la presentazione del documento «Sulla questione fiscale» della Commissione diocesana milanese Giustizia e Pace, presieduta dall'arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini. «Una precisazione, innanzitutto - sottolinea Tremonti - occorre premettere che si tratta di un documento complesso, basato su considerazioni complesse, da studiare attentamente».
Professore, nel documento della Commissione diocesana milanese si dice che una semplificazione del sistema fiscale potrebbe passare attraverso un'unica imposta proporzionale con una sola aliquota. Che ne pensa?
«Facciamo un passo indietro. L'ideologia fiscale moderna inizia dopo il 1848 e si sviluppa per passaggi successivi. Dopo la prima guerra mondiale, la progressività è realizzata con abbattimento alla base del cosiddetto minimo vitale. Poi, lo strumeto dell'imposta progressiva diventa sempre più complesso e sofisticato. Fino a risolversi nel suo contrario: all'ottimo ideale corrisponde l'opposto materiale. Così l'imposta progressiva finisce per configurarsi di fatto come un'imposta regressiva. Inventata per far pagare le tasse ai ricchi finisce per farle pagare soprattutto ai poveri».
Ma la proposta della Diocesi milanese non ricalca quella avanzata anni fa da lei e da Vitaletti?
«Nei primi anni Ottanta, quando Vitaletti e io, parlavamo in questi termini, l'accusa che ci veniva rivolta era quella dì essere reazionari. Noto che ora, a 15 anni di distanza, i medesimi argomenti entrano in circolo e vengono dibattuti».
Imposta unica, quindi, come primo passo per un sistema fiscale semplificato e affinché, come afferma il documento della Curia del capoluogo lombardo, le tasse siano eque?
«Nelle Cento tasse degli italiani Vitaletti ed io delineavamo la crescente complessità del sistema tributario italiano. Arrivando alla conclusione che tutto ciò che va nella direzione della semplicità è modernità: aliquota unica, codice unico per la famiglia. Naturalmente, un conto è un modello teoretico, un conto è un modello politico che deve tener conto della fattibilità in termini di tenuta del gettito».
La proposta della Commissione diocesana milanese aggiunge: «La progressività del prelievo d'imposta può essere mantenuta, specialmente, ai livelli più bassi di reddito, con la fissazione di un livello minimo esente dalla tassazione». Condivide?
«A seguito delle riforme di sinistra fatte dai governi di sinistra, l'unico tipo di reddito che resta per scontare l'imposta progressiva è il reddito da lavoro. Ma è chiaro che si tratta di un sistema che non sta in piedi: la progressività presuppone la personalità dell'imposta e cioè la sua estensione a tutti i redditi imputabili alla persona, e non la concentrazione sul lavoro che tra i redditi è certo meno quello fonda».
Allora avanti tutta con l'aliquota unica?
«L'idea non ci spiazza e certamente è innovativa. Il mito dell'imposta unica va da Voltaire a Forbes (il miliardario americano che ha tentato su questa base di ottenere la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti). Al fondo dell'idea c'è, in effetti, un ragionamento sostanziale: tanto più la società si complica, tanto più la legalità deve semplificarsi. Ma se la legalità segue la realtà aggiungendo la complessità artificiale alte complessità reali, sul piano politico si ha un effetto caotico, mentre sul piano morale è un effetto inaccettabile».
Insomma, dall'arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, una buona notizia.
«Sì. Si tratta davvero di una buona notizia».