Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Mattino

«Povero Visco, tradito dai ricchi che ha aiutato»

L’oramai cronica confusione che pesar sulla politica italiana si è se possibile acuita, visto l'avvio della campagna elettorale.

L’oramai cronica confusione che pesar sulla politica italiana si è se possibile acuita, visto l'avvio della campagna elettorale. Il presidente di Confindustria, D'Amato, attacca le scelte economiche del centrosinistra, il ministro del Tesoro gli risponde in una lunga, accorata, lettera aperta sulla Stampa in cui il sentimento prevalente sembra essere il risentimento, quasi fosse «dispiaciuto» dell'ingratitudine dei poteri forti riuniti a Capri per l'annuale convention dei giovani Giulio Tremonti, velenoso aspirante ministro del Polo, non perde occasione per ribattere punto su punto alla difesa d'ufficio di Visco.
Allora il ministro del Tesoro dice bugie?
«No, anzi. Lui ha fatto molto per i poteri forti, per la finanza, per le holding, peccato che ha dimenticato di occuparsi degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti e dei piccoli imprenditori. In una battuta il governo della sinistra ha elargito favori alla "city" e non ai capannoni. Ma la cosa più paradossale è che sono proprio i beneficiari (finanza e render) che odiano di più il povero Visco. Ha ragione dunque il ministro del Tesoro a lamentare la loro ingratitudine».
Questa è una notizia, lei che dà ragione a Visco...
«Guardi, leggendo la sua lettera sulla Stampa mi sono commosso, è struggente questa sua nostalgia di capitalismo. La domanda angosciosa che si pone è: perché non mi amano se ho fatto tanto per loro? Freud direbbe che Visco è preda di una sindrome definita "auri sacra fames" (amore sadomaso per il denaro)».
Ma seriamente, il ministro del Tesoro dimostra, dati alla mano, come la forbice tra il Sud e il resto del Paese si sia molto ridotta, questo è un fatto...
«Su questo faccio solo notare che l'Italia è in coda alla graduatoria dei Paesi che attirano investimenti esteri e siccome il Sud è il luogo dove si dovrebbe investire nel nostro Paese, è qui che se ne fanno le spese. E lo sa perché il nostro meridione è sistematicamente spiazzato in sede di scelte di investimento? Grazie alle sanzioni personali inventate dal ministro Visco a carico dei manager. Nel board di una multinazionale la scelta di posizionamento di un investimento in Francia, in Italia, in Spagna o in Irlanda dura pochi minuti, rapidamente si avvia una gara, gli altri Paesi si presentano con una cifra secca di imposta, per spiegare invece quante tasse si pagano in Italia ci vuole come minimo un software. Inoltre, come ho detto, ci sono pesanti sanzioni nei confronti dei manager, che poi sono quelli che prendono le decisione, dunque il Mezzogiorno viene scartato».
Ma anche sul tema del lavoro Visco esibisce dati inoppugnabili, le ultime cifre (di settembre) dicono che è stato creato un milione di posti di lavoro e quasi tutti flessibili.
«Se veramente sono un milione vuol dire che potevano essere cinque milioni. È vero che ci sono nuovi contratti, ma sono troppo complessi e sono troppi, circa 60, un vero labirinto. Noi proponiamo due soli contratti e la semplificazione vorrà dire almeno raddoppiare i posti di lavoro creati».
Parliamo allora del risanamento. L'euro Siamo entrati per un favore dei tedeschi , della trasformazione del Paese che il ministro rivendica, dal costo del denaro, alle tasse, al costo del lavoro, all'inflazione, tutti gli indicatori sono migliorati rispetto al 1996. Come la mettiamo?
«Posso solo notare che Visco è preda di un delirio statalista e centralista, è convinto che tutto muova dallo Stato e che lo Stato sia lui. Gratta, grana viene fuori il vecchio comunista con il suo dogma: tutto dipende dallo Stato e lo Stato dipende dal partito. La domanda da porsi è: quanto hanno inciso sugli indicatori fattori esterni, cioè la congiuntura mondiale? A questa domanda però l'attuale ministro del Tesoro non saprebbe rispondere dato che è vittima di analfabetismo economico».
Lei picchia duro, intanto la sinistra ci ha portato in Europa...
«Guardi, chiariamoci una volta per tutte, l'Italia non ha centrato il parametro del 3% e quindi è entrata nell'euro, è successo l'opposto: i tedeschi hanno deciso di includere il nostro Paese nel club della moneta unica e quindi con artifici contabili si è raggiunto il 3%. E’ stata una scelta geopolitica, continentale in cui il ruolo di Visco è stato infinitamente meno importante di quello giocato da una multinazionale come la Bmw, di cui per altro il ministro è un affezionato cliente. Insomma è stata una scelta dei mercati, tutto qua!».
E la Finanziaria, non è forse la più generosa degli ultimi anni?
«Il Duemila, sul fronte dei conti economici, è assolutamente uguale al '99, quest'anno di nuovo c'è solo la campagna elettorale. Voglio dire che il bonus sulla carta c'era anche l'anno scorso, solo che non serviva allora fare regali a destra e a manca. Siamo alla logica di una concessione graziosa ex post, una burla!».