Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Messaggero

«Perderà le elezioni nel suo paese di Bengodi»

Tremonti: siamo una nazione in declino, altroché. E come si fa a non tener conto del petrolio?

ROMA - Professor Tremonti, Amato ha detto ieri che la maggior parte delle cose promesse da Berlusconi sono state già fatte. E' d'accordo?
«Dica quali cose hanno fatto, siamo pronti ad un confronto a "Porta a Porta" con la lavagna a doppia colonna. Ma glielo sconsiglio. In realtà ieri abbiamo assistito ad una descrizione di un paese da Bengodi con toni e argomenti banali e volgari nella faziosità politica. E poi se siamo nel paese del Bengodi perchè perdono le elezioni?».
Contesta anche la serie di dati positivi sciorinati dal premier?
«In uno scenario geopolitico sempre più integrato non ha più senso un'analisi Italia su Italia come ha fatto Amato. E' un metodo vecchio confrontare, per esempio, la situazione dell'Italia del '96 con quella di oggi. Il confronto va fatto Italia versus estero e le statistiche significative non sono quelle domestiche. ma quelle internazionali».
E quelle internazionali cosa dicono?
«Che non esiste un indice nel quale l'Italia non sia in declino. Questo è il salto culturale che manca e che dimostra la limitata comprensione dei Fenomeni in atto. Parlare di mondializzazione senza averla capita dà la cifra della visione domestica della politica del centrosinistra».
Questo lavoro però Amato lo ha fatto quando ha detto che, al netto del petrolio, abbiamo un'inflazione tra le più basse in Europa
«Ma come si fa a ragionare in assenza di petrolio. Ecco che torna la provincia, e poi sono balle. Per esempio le bollette telefoniche salgono molto di più dell'inflazione ufficiale. Qual è l'incidenza del petrolio sull'industria telefonica?».
Quindi non sarà d'accordo anche sul regime fiscale di favore «migliore della Germania» di cui godono le nostre imprese
«E' un'affermazione assolutamente priva di riscontri empirici. L'Italia è un Paese spiazzato nella strategia dello sviluppo mondiale; poco attratti-vo e poco competitivo. Nessun serio osservatore internazionale prenderebbe sul serio la tesi di Amato. Restiamo in fiduciosa attesa di una migrazione di capitali dalla Germania verso l'Italia».
Almeno sull'occupazione ammetterà che un risultato c'è stato
«E' la prova che Berlusconi nel '94 diceva giusto. Se questo è accaduto con uno sviluppo modesto ancor più sarà con uno sviluppo, spinto della politica che inizieremo nei primi cento giorni di governo».
Lei non contesta il fatto che si tratti di occupazione di basso livello e salario
«Francamente non ho capito questo tipo di critica».
Amato insiste e vi accusa di essere da troppo tempo in campagna elettorale
«Ma noi chiediamo elezioni proprio da quando Rutelli ha cominciato la campagna elettorale. In tutta Europa una campagna elettorale non dura più di uno o due mesi. Da noi dovrebbe durare nove mesi, che sommati a referendum e regionali fanno un anno e mezzo».
Amato vi ha sfidato dicendo che sarà ben difficile sul federalismo mettere assieme Bossi con Fisichella.
«Se Amato non guardasse solo il palazzo ma anche il paese si accorgerebbe che l'accordo c'è già. Comunque la bozza sulla devoluzione è stata già corretta da Fisichella e accettata da Bossi. Non si faccia illusioni».
Sul conflitto d'interessi pensa anche lei che il blind trust americano, ovvero la vendita di Mediaset da par-te del Cavaliere, sia l'unico rimedio?
«La soluzione giusta sta nella proposta di legge votata all'unanimità dalla Camera. Comunque sia un nazista o un comunista si pone il problema di chi comanda. L'élite? Le masse? Un liberale si chiede chi controlla. li meccanismo dei controlli in atto in Italia contro gli abusi dell'attività di governo è già assolutamente forte. Ci sono controlli di stampa, parlamentari, giudiziari. Dov'è il problema?».