Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Sole 24 Ore

Perché non tornano i conti di Visco

Quello che segue è un esercizio di "ragioneria" sulla lettera del ministro Vincenzo Visco al Corriere della Sera del 21 novembre 2000. Le tesi del ministro sono commentate voce per voce, in una sorta di "partita doppia".

Quello che segue è un esercizio di "ragioneria" sulla lettera del ministro Vincenzo Visco al Corriere della Sera del 21 novembre 2000. Le tesi del ministro sono commentate voce per voce, in una sorta di "partita doppia".
«Per quanto riguarda le entrate, sono ormai tre anni che la normativa tributaria non viene corretta in aumento e sconta anzi progressivi interventi di riduzione».
Si veda il grafico.
«Per gli anni successivi viene prevista un'importante riforma: il contenimento della spesa non viene più affidato al controllo della domanda attraverso i ticket bensì a quello dell'offerta mediante introduzione di budget per i medici... Il tutto grazie a un monitoraggio costante reso possibile dall'impiego di nuove tecnologie analogamente a quanto si è fatto in altri settori, primo fra tutti quello fiscale».
L'articolo 73 della Legge finanziaria prevede che le Regioni dovranno aumentare le imposte, in caso di disavanzo accertato, a partire dal 2001. Il successivo l'articolo 75 prevede invece, a partire dal 2002, la reintroduzione dei tickets, qualora la spesa sanitaria dovesse "sforare". È il caos. Alla fine, quale dei due sistemi di "copertura" prevarrà?
«A fronte di una variazione netta delle spese complessive pari a circa tremila miliardi di lire, la Legge finanziaria indica un aumento delle spese in conto capitale di 3.800 miliardi».
La variazione delle spese complessive recata dalla Legge finanziaria prima dell'approvazione da parte della Camera dei deputati (si veda allegato 8 A.C., 7328 pagina 208) era pari a 16.266 miliardi, così ripartita: 4.163 miliardi spesa in conto capitale e 12.153 miliardi, spesa corrente.
«Berlusconi osserva che non basta? Gli si deve forse ricordare che gli investimenti delle amministrazioni pubbliche hanno fatto registrare un punto di minimo tra il 1994 e il 1995 quando è toccato a lui scrivere la Legge finanziaria?»
Il governo Berlusconi è stato in carica dal 10 maggio 1994 al 22 dicembre 1994. Come si legge nella Relazione della Banca d'Italia per l'anno 1997, appendice, pagina 131: «Nel 1994 le spese in conto capitale sono diminuite dal 4,96% del Pii al 4,14 per cento». Dunque, in misura infinitesimale!
Piuttosto, ancora nella stessa Relazione Bankitalia si legge che, sempre nel 1994: «Le spese correnti sono diminuite dal 52,8% al 50,7% del Pil. Le entrate fiscali dal 48,3 al 45,7% del Pil».
Ancora, il Pii in termini reali è cresciuto nel 1994 del 2,2% e nel 1995 del 2,9 per cento. 11 1995 è l'anno in cui la legge Tremanti ha prodotto i suoi effetti. Un tasso di crescita del 2,9% è il più alto del decennio!
«I mercati finanziari ... ancora ricordano come l'applicazione di queste ricette nel 1994 portò a un incremento del differenziale dei tassi di interesse italiani di circa tre punti, pari a circa 50mila miliardi dell'epoca che gli italiani hanno dovuto successivamente pagare in termini di maggiori imposte e minori servizi».
Nel 1994 il tasso medio di interesse sui Bot è sceso dal 10,58 al 9,17 per cento. Nel 1995 (Governo Dini) è risalito al 10,85%. Più in particolare, il tasso ufficiale di sconto, che il 18 febbraio 1994 era pari al 7,50% è sceso al 7,0% il 12 maggio per poi risalire al 7,50% il 12 agosto. È ulteriormente aumentato all'8,25% il 22 febbraio 1995, con il Governo Dini (si veda ancora la Relazione Bankitalia, pagina 194). Nel 1994 la voce "errori ed omissioni", che maschera le esportazioni di capitali, era attiva — capitali che erano rientrati — per 2.767 miliardi. Nel 1993 il passivo ammontava a 28.661 miliardi, nel 1995 il passivo ammontava a 34.458 miliardi, nel 1996 a 3.838 e nel 1997 a 28.177 miliardi.
Quale è stato quindi il giudizio vero dei mercati finanziari?