"No agli eccessi, faremo una rivoluzione normale"
"La prossima tappa sarà la scuola: nelle regioni cambieremo i programmi
ROMA - Sì, è vero, dice Franco Frattini: Giulio Tremonti «eccede un po' nei toni», quando a proposito del federalismo parla di «rivoluzione». «Ma la differenza fra noi», spiega il presidente forzista del Comitato sui servizi, «è dovuta essenzialmente alla differenza di ruoli...». Il ministro Bersani accusa il centrodestra di «forzature eversive». «Nelle parole di Bersani leggo le paure di una sinistra immobilista, che si riempie tanto la bocca di "federalismo ma poi, di fronte a chi come noi Io mette in pratica, si chiude a riccio». Veramente fra voi c'è chi parla di rivoluzione... «Non c'è niente di rivoluzionario né tantomeno di eversivo nel mantenere le promesse elettorali. Se di rivoluzione si tratta, è una rivoluzione normale, che tutte le Regioni italiane possono attivare, non solo quelle del Nord, non solo quelle del centrodestra. Anzi, ci saranno presto sviluppi».
Sviluppi? Quali?
«Il prossimo passaggio riguarderà la scuola. Non possiamo pensare che le tradizioni culturali, fermo restando uno standard nazionale, siano le stesse da Nord a Sud».
Sta annunciando programmi diversi da Regione a Regione?
«Una certa devoluzione di competenze in materia scolastica, posto uno standard nazionale, la prevediamo. Così come apriremo al più presto un confronto con il governo sull'istituzione dei nuovi sovrintendenti scolastici regionali. Il terzo passaggio, poi, riguarda la sicurezza».
L'istituzione di polizie regionali?
«Intanto, giovedì le Regioni - tutte le regioni - avranno un incontro con il presidente del Consiglio e con il ministro dell'Interno. Noi chiederemo che i presidenti delle Regioni partecipino alla definizione dei flussi migratori. In prospettiva di una vera devoluzione, però, è chiaro che anche il ruolo delle po-lizie locali va profondamente rivisitato. Quella che alcuni hanno chiamato "polizia regionale" non è la polizia di Stato frazionata Regione per Regione; è la omogeneizzazione delle varie polizie locali, oltre al coinvolgimento dei presidenti delle Regioni nelle modalità di impiego di tutte le forze di polizia, anche quelle statali, istituendo Co-mitati di coordinamento regionale per la sicurezza».
Ma per far questo bisogna cambiare la Costituzione. O no?
«Non serve neppure una legge ordinaria, è tutta materia delegificata».