Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Avvenire

«Nessuno rinuncerà alla propria identità»

Tremonti: valori e programmi sono piani distinti

MILANO. E’ riuscito a far sedere attorno ad un tavolo Bossi e Berlusconi. Adesso ci riprova sempre col Cavaliere e con Pannella. L'ex ministro Giulio Tremonti è l'immagine vivente di cosa comporti lo sforzo di «Andare oltre il Polo».
Polo e radicali alleati, ne vale la pena?
Un'alleanza, un accordo: detto così non ha un granché di significato. Noi abbiamo in mente qualcosa di diverso. Per questo è necessario spiegare come stiamo impostando l'operazione. L'obiettivo è una rivoluzione liberale e federale. Un evento di portata storica. E non esagero. Qualcosa che in Italia non si è ancora verificato. Ma una volta fissato l'obiettivo ci sono due vincoli da considerare.
Quali?
La legge elettorale che costringe gli schieramenti a sommare un numero elevato di forze politiche al loro interno e, secondo vincolo, le riforme che hanno bisogno di una maggioranza di, almeno, il 51%. Questo significa che la maggioranza o è grandissima o non c'è.
Vuol dire che vincere per navigare a vista non vi basterebbe?
Appunto. Non servirebbe a niente avere venti deputati in più alla Camera e il pareggio al Senato. Quello della preponderanza numerica è un elemento indispensabile per abbattere l'ancien regime.
Detto questo resta da capire come risolvere il dilemma unità-diversità tra Polo e radicali?
Il minimo comun denominatore è il programma di governo. Un'agenda dove la componente economica è importante. Ma non è la sola. Daremo ampio risalto a quelle che possiamo definire strutture intermedie, la famiglia, l'istruzione, la sussidiarietà.
Stiamo entrando su un terreno insidioso. È proprio sui valori che Pannella e voi prendete strade diverse.
Esiste un dominio che è del governo ed un altro che appartiene al Parlamento. Ci sono questioni, prendo per esempio, la bioetica che, secondo me, esulano dalla sfera prettamente partitica.
E' una visione riduttiva.
Lo sarebbe se quello che abbiamo in mente di formare fosse un governo qualsiasi. Con un obiettivo qualsiasi. Autosufficiente ed autoassorbente. Invece l'obiettivo è così alto che non dico, giustifica, ma rende accettabile questa prospettiva.
Si spieghi, per favore.
Lo schema non è quello della fusione tra due partiti. Piuttosto penso ad una sorta di «joint venture». Un accordo, un contratto tra due parti che hanno obiettivi comuni. Ma che mantengono la propria identità. Non si annullano uno nell'alta. Diciamo che siamo al servizio di una missione. E, allora, bisogna concentrare le forze.
E far passare i valori in secondo piano?
Non in secondo piano, su un altro piano. È diverso. Le questioni morali non sono oggetto di attività di governo. Non voglio essere frainteso. È chiaro che non siamo disposti a scendere a patti sui valori. Ma voglio ricordare che anche dentro il centrosinistra vige la stessa logica. Con una differenza.
Ossia...
Il mastice che li tiene uniti è il potere. Il potere fine a se stesso. Noi staremo insieme vincolati ad un progetto comune.
Per ora siamo alle intenzioni, o alla propaganda. Resta, tuttavia, l'ostacolo più arduo: convincere gli elettori che l'operazione non è strumentale.
Sarà essenziale chiarire bene i punti dell'intesa nel programma.  Spiegare che puntiamo a sviluppo e federalismo. Parole comprensibili e condivise da quasi tutti gli italiani. Ripeto se l'obiettivo fosse un governo banale, potremmo anche rinunciare ad un'intesa così larga. Siccome è altissima la cifra di governo è necessario allargare la coalizione. Senza che nessuno perda la propria identità.
Però anche nel Polo c'è chi non è d'accordo.
Capisco le osservazioni di Casini e anche quelle di Fini. Ma ragionano con una prospettiva diversa. Dovrebbero tenere presente l'eccezionalità del progetto. Non a caso ho parlato di «rivoluzione». Io non sono così cinico da dire che per realizzare il progetto si debbano sacrificare i valori. Dico che ci dobbiamo unire solo sul progetto. E una prospettiva nuova. Poi possiamo pure differenziarci su tutto il resto. Credo sia una visione costituzionalmente corretta. Guardi cosa sta succedendo in questi giorni. Il governo D'Alema si spacca sul Tfr, , su un tema che riguarda partiti ed esecutivo. E improbabile pensare che ci sarebbero state le stesse conseguenze in materia di procreazione, dove pure il centrosinistra è diviso.
Un'ultima questione. La sinistra è al governo in quasi tutta Europa. Molti osservatori dicono più per colpa del centrodestra che per meriti propri. Che ne pensa?
I grandi problemi dell'Euopa la sinistra non è in grado di risolverli. Mi riferisco alla riduzione dello statalismo e all'emergenza immigrati. Ci sono governi che non riescono a fare ciò che i cittadini chiedono. Il motivo? Ce n'è più di uno. Intanto sono minoritari. L'Europa non è socialista. Governa o perché c'è stato un ricambio quasi naturale dopo anni di esecutivi del centrodestra, penso alla Germania, o in Paesi dove il centrodestra è diviso, mi riferisco alla Francia. Ma la sinistra continua a mante nere un atteggiamento giacobino. Basti pensare a come è stato gonfiato il caso Haider oppure a quella che è successo a Kohl. O continuiamo a credere che la Cdu sia crollata da sola?