Meno «briglie» per creare ricchezza
Una recente proposta di legge indica alcuni punti-cardine sulla via dello sviluppo: società-portale in grado di incentivare gli start-up, ruolo formativo della tv pubblica, regole più semplici per spa e srl
Il 27 luglio del 1988, tredici anni fa, ho scritto e pubblicato, sotto il titolo «La nuova ricchezza degli italiani», un articolo che sintetizzo come segue. «La ricchezza non si dirada ai margini del mondo reale: qui piuttosto si trasforma e riappare, forme diverse. Si assiste all'apparire incessante di nuovi beni immateriali e alla rarefazione o alla caduta di valore di alcuni beni materiali, in un processo che dipende essenzialmente da tre fattori:
Dal passaggio da una società dei patrimoni a una società delle conoscenze: in un mondo dominato da complessità crescenti, non conta tanto quello che si ha, quanto quello che si sa, mezzo per avere molto di più. O Dalla finanziarizzazione dell'economia. Per secoli gli scambi sono avvenuti rasente il suolo e il deficit di finanza è stato un limite dello sviluppo economico. Ora è l'opposto.
Dall'internazionalizzazione crescente dei rapporti e delle ragioni scambio. In Europa, la caduta delle barriere interne avrà effetti, più che sulla produzione, sulla distribuzione e farà perciò crescere il valore dei servizi capaci di mobilizzare i beni su mercati destinati a integrarsi. Ma, soprattutto, si tratta di un fenomeno mondiale». Tredici anni dopo, quella "visione' si è concretizzata (si sta concretizzando). Il passaggio «da una società dei patrimoni a una società delle conoscenze» modifica in positivo le strutture dell'esistente. Non solo fa avanzare in progress la frontiera scientifica. Ma supera antichi, e un tempo insuperabili, differenziali geografici, di classe e di status sociale. Erode basi storiche di privilegio, abbatte equilibri costituiti, supera confini, offre a persone e Paesi chances di sviluppo fino a qualche anno fa impensabili e impossibili. In questo scenario, la governance politica non può essere solo passiva. È certo vero che, per sua natura, strutturalmente, la materia non si presta al determinismo e al dirigismo politico. La "new economy" si configura infatti idealmente come il luogo "ottimo" per celebrare il trionfo dell'individuo della libertà e del mercato.
È vero in specie che la produzione è sempre più fuori dalla vecchia struttura produttiva, iconograficamente concentrata intorno alla grande macchina a vapore, intorno alla ciminiera, lungo la linea della catena di montaggio. Le nuove filiere della produzione sono infatti sempre meno concentrate e rigide, sempre più flessibili, esplose su di una pluralità periferica di nuclei interattivi. Ed è così che si rompono i vecchi vincoli e le vecchie gerarchie e si aprono spazi crescenti di autonomia e creatività. Non solo. Nella scala dei valori, contano più le «cose pensanti» delle «cose pesanti», più gli individui dei vecchi asset industriali. In sintesi, quello che si sta formando, attraverso processi sempre più intensi di "distruzione creativa", è un mondo "libertario" non più basato su "Big Government" e "Big Industry", ma su ampi spazi, insieme fisici e virtuali, di libertà economica e politica. Tanto la vecchia struttura sociale ed economica era piramidale, verticale, rigida, quanto la nuova struttura sociale ed economica è orizzontale, nodale, federale, anarchica. E, in questo senso, è fortemente sintomatica la scelta di neutralità fatta dall'amministrazione Usa in materia di E-commerce. Tanto in termini di esclusione di forme di tassazione "specifica", quanto in materia di esclusione di forme di regolamentazione "autoritaria", dell'E-commerce. Ma è tuttavia anche vero che c'è comunque spazio per interventi politici mirati alla modernizzazione di un Paese e alla promozione del suo sviluppo. Al riguardo è stata presentata, dall'onorevole Silvio Berlusconi e dal sottoscritto, una recente proposta di legge (n. 6836 Albo Camere). L'articolo 1 prevede l'istituzione di tre società per azioni (Portale del Sud e del Mediterraneo, Portale del Nord e Portale del Centro) da parte del ministero del Tesoro, bilancio e programmazione. La disciplina legislativa della costituzione, della missione e dell'attività delle tre "Società-Portale" si giustifica, oltre che in una logica 'neo keynesiana" e sperimentale di start-up, in funzione della possibile intermediazione di lavoro, saltando gli uffici e il collocamento. L'articolo 2 («L'editoria elettronica è, a ogni effetto di legge fiscale, equiparata all'editoria tradizionale») rimuove una "superstizione" legata al "primato" della carta: la proposta si illustri da sola. Gli Stati "ottocenteschi", con le leve militari di massa, investivano massicciamente nella formazione sociale. In specie, COE la leva militare, le masse contadine avevano l'opportunità di (e erano costrette a) fare, in pochi giorni, un salto di secoli: dalle profondità immote delle campagne, passando attraverso il viaggio in ferrovia, arrivavano infatti alle scarpe, al cibo abbondante e regolare, all'alfabeto, all' abitudine a vivere "socialmente". In questo modo erano pronti, oltre che per la guerra, per la fabbrica. Gli Stati "moderni" non fanno niente di simile, nel campo della formazione. È un assetto passivo privo di giustificazione politiche. Bisogna andare in controtendenza. Mirato questo obiettivo, c'è la scuola. Ma c'è anche un altro strumento, capace di produrre effetti enormi: la televisione pubblica. È davvero poco giustificabile che la televisione pubblica sia sprecata, come ora, per finalità prevalentemente commerciali. E perciò, l'articolo 3 prevede che «il 20% del tempo "commerciale" di trasmissione della Rai deve essere dedicato a inglese impresa e informatica». In questo modo le "31" di impresa, inglese, informatica & intenet devono essere l'oggetto principale dell'investimento pubblico da fare a favore dei giovani L'articolo 4 recita così: «La sottoscrizione del capitale delle spa e delle srl può essere, in tutto o in parte, sostituita dalla stipula di una polizza di assicurazione». La attuale "classica" disciplina normativa delle società di capitali deriva dal "macchinismo". E in specie da un'età storica in cui il capitale finanziava strutturalmente l'investimento in asset fisici. Ora non è più così. O, meglio, non è più necessariamente così. La transizione "dalle res alle new properties" rompe infatti il legame funzionale storico tra capitale finanziario e asset (non più solo fisici). Il capitale strategicamente più rilevante sono le idee. Le idee sono asset in sé. E le idee si producono anche con bassa intensità di capitale (spesso in quasi totale assenza di capitale) Non solo. Le idee tendono ad autofinanziarsi e comunque tendono a “remunerare” il capitale in forma finanziarie diverse da quelle classiche.
Conseguentemente, il ruolo del capitale declina, da mezzo di finanziamento a: A) semplice fondo di garanzia per i terzi o b) parametro basico su cui commisurare i ratios societari.
In sintesi, per evitare che la bassa “capitalizzazione” societaria ostacoli la nascita di imprese che, industrialmente, non hanno bisogno di capitale come mezzo di finanziamento, la norma introduce uno strumento alternativo di tipo “derivato” rispetto al capitale e lo identifica in una polizza di assicurazione “ad hoc”.
Dati lo standing proprio del settore assicurativo e comunque la sua soggezione istituzionale a vigilanza, si può ragionevolmente assumere che il nuovo strumento – pur se “rivoluzionario” – possa produrre i suo i effetti positivi, senza alterazioni dell’ordinamento societario.