"Mancano regole, ma il vero giudice è il popolo"
«Ha potere nei media? Conta di più il fatto che guida l' opposizione»
MILANO - Ammette che esiste «un deficit di regole», che una legge sul conflitto d' interessi è necessaria, ma premette: «In una democrazia la regola fondamentale è il giudizio popolare, il vero giudice è il popolo». Onorevole Tremonti, intende dire che si potrebbe fare a meno di una legge? «No, non dico questo. Prevedere regole è assolutamente necessario. Ma in Italia, in cinquant' anni di democrazia bloccata, si è trascurato che il vero controllo su atti che possono essere considerati in contrasto con la morale e l' interesse pubblico è esercitato costantemente dal popolo, ex ante ed ex post, attraverso la cronaca e poi ritualmente in sede elettorale». Per Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze e stratega ascoltatissimo dal Cavaliere (sua l' opera di riavvicinamento alla Lega), sarà il giudizio degli elettori a rendere giustizia delle mille discussioni sul conflitto d' interesse, una riforma a cui il centrosinistra ha dato in questi giorni una brusca accelerata. Onorevole, non negherà però che il problema esiste. Amato ha detto che è interesse dello stesso leader del Polo che si approvi una legge. «Che la questione vada risolta è stato Berlusconi il primo a dirlo. Che sia una questione material, come dicono all' estero, è assolutamente vero. Ma che l' interesse a una soluzione debba essere spinto fino al parossismo di impedire l' elezione di Berlusconi, beh... questo mi sembra francamente eccessivo». Il segretario dei Ds, Walter Veltroni, ha posto il problema della sovrapposizione tra interessi pubblici e privati. «L' aut aut di Veltroni mi sembra una forte limitazione dei diritti proprietari, anche se, lo ripeto, trovare delle regole è necessario. Si può pensare al sistema romanistico che prevede la scissione tra usufrutto e nuda proprietà, dove il nudo proprietario è tagliato fuori dalla gestione, o comunque è fortemente limitato. Tuttavia è sicuramente più efficiente la regola derivata dal diritto anglosassone del blind trust, con l' individuazione di un fiduciario che amministri il patrimonio, così come previsto dal testo votato dalla Camera. Il centrosinistra chiede di riprenderne l' esame al Senato, apportando solo alcune modifiche. Ma il Polo ha opposto un muro. «Ogni atto va datato e circostanziato. Quella sul conflitto d' interessi non è una discussione che si pone adesso e mi chiedo perché in questi anni la legge non sia stata approvata. In Parlamento è passato di tutto a colpi di maggioranza, è stata stravolta la funzione stessa e la natura delle Camere. Questa legge, invece, è stata tenuta nel free zer, per poi essere tirata fuori quando è cominciata la campagna elettorale. Io credo che questa sequenza omissiva-commissiva sia abbastanza rivelatrice di una logica strumentale. Il centrosinistra è stato artefice e vittima del proprio destino, ha usato strumentalmente la sospensione e adesso ne è in qualche modo vittima». Il problema, in ogni caso, resta. Ieri il professor Sartori ha osservato che se Murdoch scendesse in politica in Inghilterra scoppierebbe un putiferio. «Ma Berlusconi non è Murdoch ». È un imprenditore in un settore nevralgico come quello delle comunicazioni... «Io credo che sia politicamente più rilevante il fatto che sia il leader dell' opposizione. L' opposizione ha una base di consenso popolare estesissimo rispetto al quale il potere dei media non è determinante». Ma se Berlusconi diventasse premier, si troverebbe a dover decidere su settori, come la telefonia o le tv, nei quali ha interessi rilevanti? «E questa è la ragione per cui è stata chiesta la legge. Ma, qualunque sia il campo degli interessi, non bisogna dimenticare che il vero giudice è il popolo, che è molto più intelligente di quanto uno non immagini. Il ragionamento non va fatto con la testa rivolta al passato, quando la democrazia era bloccata, ma con la testa rivolta in avanti: in un sistema democratico chi abusa va mandato a casa. Non è più il tempo in cui un atto di malversazione viene nascosto, perché verrebbe prima monitorato dalla stampa e poi sanzionato dagli elettori».