«Ma quale nuovo... Pannella parla ancora politichese»
L'ex ministro Tremonti: la nostra, una proposta su problemi concreti. Loro ci hanno risposto con l'uninominale...
MILANO. Ci ha creduto fino all'ultimo. L'ex ministro Giulio Tremonti accetta il verdetto con la consapevolezza di aver fatto di tutto perché l'accordo andasse a buon fine.
Deluso?
Direi che non mi fa piacere.
Non crede a qualche ripensamento dell'ultima ora?
Dipende dai radicali. La nostra proposta non cambia. Era, è, formalmente valida. Una proposta concentrata sul governo. Che mira alla rivoluzione federale. E l'aspetto economico riveste un ruolo importante. Ma non è il solo. Anzi, può essere di aiuto nel dare fiato alle istanze sui valori.
Cioè?
Pensiamo ad un sistema fiscale che possa sostenere le famiglie. Pensiamo al principio di sussidiarietà.
E invece?
Invece i radicali ci hanno dato risposte politiche espresse in politichese. Non ci hanno detto il federalismo che vuole il Polo non ci sta bene. No. Hanno detto che occorre l'uninominale. Ci hanno accusato di non appoggiare i referendum. Però si dimenticano una cosa.
Cosa?
Che queste questioni, per chi crede davvero nel federalismo, vanno demandate agli elettori. Se, per esempio, il Piemonte decidesse di eleggere i propri consiglieri regionali con l'uninominale, ok. Che lo decidano i partiti...
E se i radicali avessero giocato fin dall'inizio? Magari per guadagnare un po' di visibilità?
Non credo. Non voglio fare dietrologia. Certo c'è qualcosa che non quadra.
Ci racconti?
Noi proponiamo la rivoluzione federale e loro si chiamano fuori. Loro si battono per il bipartitismo e poi si presentano come terza forza.
Rappresentano il vecchio, insomma?
Ci hanno risposto con una lingua antica. La nostra rivoluzione parte da un presupposto: prima guardiamo la realtà e poi cerchiamo di declinarla sul terreno della politica. È successo così anche per l'Europa. Prima si è arrivati alla moneta unica, preludio alla possibile unità politica.
Pannella però dice che Berlusconi ha subito il diktat di Ccd e Cdu?
Assolutamente no. Le questioni solle-vate da Ccd e Cdu erano fuori dal pacchetto, dalla proposta. L'accordo riguardava u-no schema di governo. E come si sa governo e Parlamento sono due cose diverse. Si può avere lo stesso programma nell'esecutivo e poi prendere posizioni diverse in aula. Senza intaccare la coalizione. Succede così anche a sinistra. Mica vanno in crisi per la bioetica, piuttosto per il Tfr. Per questo coesistono nella stessa squadra i comunisti di Cossutta e i cattolici di Castagnetti. Rifiuto di pensare ad un governo con un programma etico.
Adesso la coalizione ne esce ridimensionata?
No. Il Polo più la Lega bastano ed avanzano. Ci sono i numeri, ci sono i valori.
Si aspettava la retromarcia di Bonino e Pannella?
Diciamo di Pannella.
La Bonino non conta?
Il movimento è guidato da lui. È il soggetto che ispira le strategie. Quella che l'accordo saltasse era una delle ipotesi in campo.
Si può riaprire il dialogo per le politiche?
È molto difficile. Alle Regionali entriamo in competizione. Ci rivolgiamo allo stesso elettorato.
I radicali da possibili alleati a sicuri concorrenti del Polo?
Direi proprio di sì.