«Ma il consenso ormai è cambiato»
Tremonti: ribaltati i fattori che portarono il centrosinistra al successo nel '96
MILANO. È convinto che il governo Amato non potrà fare altro che rimandare la sconfitta del centrosinistra. Per l'ex ministro Giulio Tremonti le condizioni che permisero la vittoria dell'Ulivo non sono più riproponibili. «È cambiato il consenso. La sinistra è chiusa in due enclave, quello appenninico e il campano, che non sono nemmeno confinanti tra di loro». Chiusa tra il blocco del Nord e quello delle partite iva.
Un sondaggio dell'Abacus sostiene che il centrosinistra ha due sole possibilità di battere il Polo alle prossime elezioni: presentare come leader Fazio o Rutelli.
Se la sinistra vuole una chance di vittoria deve avere la desistenza di Rifondazione. Senza l'expedit di Bertinotti non va da nessuna parte. Fazio? Dovrebbe guidare uno schieramento che sulla questioni morali è molto spostato a sinistra. Fazio potrebbe restare un tecnico? Oggi un presidente del Consiglio non può essere solo un tecnico. Ha un ruolo politico.
Insomma, cambiare leader non basta?
Farò un'analisi «marxista». Le condizioni che hanno permesso la vittoria del centrosinistra nel '96 non si ripresenteranno alle prossime elezioni. Allora sfruttarono le divisioni Polo-Lega e la presenza di una terza forza. Inoltre c'era l'aspettativa di una sinistra che giungeva per la prima volta al governo. Unita al mito della sua presunta capacità di guidare il Paese. Basti ricordare la cinica frase: la sinistra farà le cose di destra. Un altro fattore vincente risultò essere l'identificazione con Mani Pulite. Poi la desistenza di Rifondazione, la missione europea ed, infime, Scalfaro che, per quanto ci riguarda, non fu affatto neutrale.
Adesso, invece, questi fattori si sono ribaltati?
Esatto. Polo e Lega sono alleate, il bipolarismo si sta radicando. La sinistra non ha dimostrato di saper governare. Le uniche riforme importanti, scuola e sanità, sono state giudicate insufficienti dalla stessa maggioranza. E l'esclusione di Berlinguer e della Bindi è la prova più evidente. Non c'è più l'identificazione con Mani Pulite: Di Pietro vota contro il governo Amato. Il cinismo di Cossutta si è scisso dall'«idealismo» di Bertinotti. È finita la missione europea. Infine, a fronte della parzialità di Scalfaro, oggi abbiamo Ciampi. Ma senza andare alla prossima legislatura consideriamo cosa è successo con Prodi e cosa sta accadendo con Amato.
Prodi presentò un programma, vinse le elezioni e governò. Amato viene da una sconfitta, ha formato il governo, e non ha ancora presentato il programma.
Dicono che tra Amato e la sua squadra ci sia un solco?
Non è così. Lui è omogeneo alla squadra che ha scelto. Da qui alle elezioni del 2001 c'è ancora un po' di tempo. Quasi un anno.
Cosa farà il Polo in questo periodo?
Il Polo deve dimostrare di saper mantenere le promesse
Il leghista Maroni dice che fra un anno ci sarà la devolution. È questa la promessa da mantenere?
Cacciari in un'intervista sostiene che il nostro progetto di devolution è modesto. Devono mettersi d'accordo visto che a sinistra molto l'hanno definita addirittura eversiva. Comunque non mi creo illusioni: questo Parlamento non darà autonomia per scuola e sanità alle regioni.
Torniamo al governo: crede che la possibile ripresa economica agisca da traino per il consenso alla maggioranza?
Sono convinto che un'eventuale ripresa economica non determinerà un voto a favore del governo. Adesso constato solo che l'euro sta assomigliando sempre più alla lira e sempre meno al marco. La sua debolezza è dovuta al pollice verso dei mercati all'euro dei governi di sinistra. Purtroppo è venuto meno lo spirito di Maastricht, quello che prometteva meno Stato e più mercato. In Italia è stato, persino, peggio. Prendiamo come parametri per la competitività tasse e leggi. Ebbene in un anno sono state introdotte imposte pari a quasi 43m11a miliardi, dei quali solo una minima parte derivanti da recupero d'evasione fiscale. E ci sono sette chilometri in più dileggi.