«Lega baluardo anti-omologazione»
"Principi e programmi", così Tremonti, tessitore dell'accordo, spiega le ragioni dell'intesa
«I giornali italiani, cosi intenti a parlare di "patti segreti" tra Berlusconi e Bossi, del tutto inesistenti, non si sono accorti di un fatto mai accaduto prima. E si tratta di un fatto importantissimo».
Quale, professor Tremonti?
«Per la prima volta esiste un accordo sottoscritto da tutte le forze del Polo e dalla Lega. È quello presentato a Milano dai candidati del Polo alla presidenza delle regioni del Nord. Non era mai successo prima, nemmeno nel 1994. Allora la Lega era alleata con Forza Italia. al Nord, mentre An correva da sola, vi ricordate? Adesso invece esiste un serio programma comune firmato da Lega, Forza Italia, An e Ccd». Giulio Tremonti, già Ministro delle Finanze del governo Berlusconi, è l'esponente di spicco di Forza Italia che più di ogni altro ha contribuito a riavvicinare il Carroccio allo schieramento di centro-destra e adesso si gode il frutto dei suoi sforzi. «AI Nord Polo e Lega insieme sbaraglieranno il centro-sinistra - precisa Tremonti -. Prima alle regionali e poi alle politiche. Come dice Bossi, sarà un "effetto-domino" che riguarderà anche il resto d’Italia. Per l'Ulivo sta cominciando l'era della disfatta».
Professor Tremanti, il Polo ha incassato però il no dei radicali. Publio Fiori (An) dice che si tratta di una "sceneggiata" e che l'accordo alla fine si farà ugualmente. Lei che ne pensa?
«Noi non cambiamo atteggiamento, anche perché avevamo proposto ai radicali un programma chiaro, che realizzasse la rivoluzione federale e liberale. Questo programma contiene la Devolution, il Coordinamento regionale, uffici del Nord, del Centro e del Sud all'interno di una struttura federale, libertà economiche e sviluppo. Sostanzialmente si tratta del programma dei nostri candidati alle regionali più la componente economica. Il ragionamento che facciamo è molto semplice: al governo quello che è del governo, al Parlamento quello che è del Parlamento (ovvero le regole e i diritti), in una suddivisione ben definita. E alle regioni quello che è delle regioni (o delle macroregioni)».
Pannella ha risposto picche. Perché?
«Non lo so. Ho visto che i radicali hanno addotto, per rompere con noi, motivazioni strambe e generiche. Mi sembra che hanno cercato la rottura a tutti i costi. Hanno detto in "politichese" un no secco alla nostra agenda di governo. Forse vogliono fare la terza forza, ma allora la smettano di dirsi bipolaristi. Dicevano di voler fare la rivoluzione liberale e federale e adesso si chiamano fuori, con argomenti in sé non convincenti».
Quali argomenti?
«Vogliono, a differenza di noi, l'uninominale per i consiglieri regionali: il che vorrebbe dire che in Emilia ci sarebbero attualmente tutti consiglieri di sinistra, mentre in Lombardia sarebbero tutti di destra. I consigli comunali così, fatti per lottare contro il partitismo, grazie alla proposta radicale, porterebbero al partito ad ogni costo. Noi vogliamo invece fare i referendum. Secondo no dei radicali: ci accusano di essere generici sui loro referendum, anche se noi abbiamo assicurato che, sottoscritto l'accordo, avremmo appoggiato nuovamente tutti i referendum scartati dalla Corte costituzionale. Francamente, più di così, non so cosa vuole Pannella...».
Loro però sono maggioritari convinti, sono per il partito "americano", sono abortisti...
«Sulle materie etiche dev'essere il Parlamento ad esprimersi, visto che siamo in democrazia. Il governo fa altro. Per quel che riguarda il sistema elettorale Forza Italia e la Lega sono per il proporzionale alla tedesca con sbarramento, questo lo sanno tutti. Ma i problemi con i radicali sono, a quanto pare, altri».
Quali?
«Bisognerebbe chiederlo a loro. Può darsi che lo abbiano fatto per contarsi e poi venire insieme alle politiche. Anche se mi sembra una scelta avventurosa, perché separati alle regionali vuol dire in competizione alle regionali. Quindi...».
Passiamo all'accordo con la Lega. Lei ha elogiato più volte il Carroccio e Bassi in quanto è grazie all'azione politica leghista che emerge anche da noi la contrapposizione epocale tra il posizione e il "local". Tale impostazione ha favorito il dialogo tra Bassi e Forza Italia?
«Sì, è stata fondamentale la riflessione sullo scenario internazionale del nostro tempo. Mentre una trattativa con Mastella sarebbe partita dai posti, forse sarebbe arrivata ai programmi, certamente non sarebbe arrivata ai princìpi, la trattativa con Bossi e partita dai princìpi per arrivare ai programmi. E stato un circuito al rovescio rispetto a quello cinico e tipico della politica romana.Si sono avverate le profezie di Goethe e di Marx».
Goethe e Marx?
«Proprio così. Goethe nel suo "Faust" diceva che i "biglietti alati voleranno più m alto di quanto la fantasia, per quanto si sforzi, può raggiungere". Era l'idea della dematerializzazione e della finanziarizzazione della ricchezza. Il "Faust" di Goethe era il dramma sulla moneta. Marx invece scrisse: "Alla antica indipendenza nazionale si sovrapporrà una interdipendenza globale". Goethe e Marx non conoscevano i mezzi attuali, il computer, la televisione, l'automobile; ma avevano intuito il finale. I grandi fenomeni si sviluppano su scala mondiale e tendono ad azzerare i differenziali locali, le tradizioni, i valori, le identità dei popoli, riducendo tutto a matrice mercantile. La reazione a questa standardizzazione si rafforza la difesa della tradizione, del dna originario. Sinteticamente è il conflitto tra il mondo cristiano e il mondo americano, tra McDonald e polenta, tra Halloween e befana».
Bisogna tentare quindi un equilibrio tra il globale e il locale?
«Esatto. Non si può rifugiarsi nel locale senza confrontarsi con il globale. Ma non si può annegare nel globale, perdendo tutte le 'radici e le tradizioni dei popoli. La Lega è un baluardo contro l'omologazione e la riduzione della politica a livelli puramente mercantili, per questo motivo sarà utile al Polo e insieme sbaraglieremo il centrosinistra, incapace di tutto, tranne che di parlare a vanvera».