«Le Regioni non hanno torto questa riforma è un mostro»
Fanno bene a protestare le Regioni del Sud. Il federalismo dell'Ulivo è una truffa. È quanto di peggio si possa immaginare». Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze, esponente di spicco di Forza Italia, boccia senza mezzi termini la riforma fiscale che entrerà in vigore dal 2001 con pesanti conseguenze sui bilanci delle Regioni del Sud. Nell'intervista. Tremonti spara a zero anche sul bonus promesso ieri da Amaro per famiglie e imprese: «Siamo gli unici, in Europa, a parlare di bonus. Non esiste un libro di scienze delle finanze che parli di questo argomento. La verità è che il bonus non c'è, c'è solo il malus, le entrate fiscali che continuano a correre».
Il federalismo fiscale ha messo in allarme le Regioni del Sud, che temono un crollo delle entrate con la conseguente necessità di aumentare le tasse locali. Hanno ragione?
«Voglio essere sintetico: il cosiddetto federalismo fiscale dell'Ulivo è una truffa. Tanto per il centro quanto per le amministrazioni regionali».
Non le sembra di essere troppo categorico? Il federalismo è sempre stato uno dei cavalli di battaglia della Lega, che è un vostro alleato?
«Nessuno vuole mettere in discussione la necessità di una, riforma federale. Ma è il federalismo dell'Ulivo che è sbagliato. È un meccanismo falso, che ha tutti i difetti del centralismo senza i vantaggi del federalismo' Voglio dire che le Regioni, anche dopo la riforma, continueranno ad avere tutti i vincoli dello stato centrale, ma dovrebbero finanziarli come se li avessero decisi loro. È quanto di peggio si possa immaginare».
Scusi se insisto, ma con la riforma le Regioni dovrebbero avere maggiore autonomia rispetto al sistema attuale?
«Non è affatto così. Voglio farle un esempio. Il federalismo dell'Ulivo si basa sull'Irap. Le sembra che sia un'imposta federale? La verità è che il sistema di finanza pubblica italiana ha un'impostazione centralista».
Quindi, l'attuale legge sul federalismo deve essere cambiata?
«Secondo me, la riformava rifatta. Un federalismo realizzato con questi vincoli è solo un mostro. Il modello che conosco presuppone un'autonomia sia sul versante delle entrate che su quello delle uscite. Qui, invece, abbiamo un meccanismo monco, una sorta di Frankestein».
Non teme di suscitare la reazione della Lega? Le Regioni del Nord, infatti, sono quelle maggiormente favorite dalla riforma federalista.
«No. Credo che anche la Lega darà ragione al Mezzogiorno. Anche perché, questo, non è affatto vero federalismo».
A Bari, Amato, ha annunciato che il bonus fiscale andrà a famiglie e imprese. E d'accordo?
«Anche qui siamo in presenza di una truffa. C'è, infatti, un governo che promette di ridurre le tasse proprio mentre i dati ufficiali registrano un aumento della pressione fiscale. È inutile parlare del bonus quando c'è il malus».
Il governo, però, si è impegnato a ridurre la pressione fiscale nel 2000.
«I conti sono presto fatti. Nel '99 le tasse sono aumentate di 42mila miliardi. Ne sono stati restituiti 12mila. Ne hanno incamerato 30 mila. Nel 2000, l'aumento sarà di 50 mila mentre con il bonus ne sarebbero restituiti 15 mila. È come se le riempissi un bicchiere e nello stesso tempo glielo svuotassi. È la stessa cosa che succede per la benzina. Se si fa il pieno, ci si accorge che l'aumento è superiore allo sconto fiscale del governo. Anche qui il bonus è inferiore al malus».
Quindi, con la prossima Finanziaria, non ci sarà una riduzione delle tasse?
«Le riforme si fanno in un'altra maniera. Mentre all'estero si annuncia ex ante la riduzione delle tasse e poi la si realizza, in Italia abbiamo l'annuncio che si ridurrà la pressione fiscale, la constatazione che è aumentata e la restituzione, casuale e discrezionale, di una piccola parte del maltolto. La politica fiscale all'estero è: oggi paghi 100, domani pagherai 97. Da noi, invece si dice: paghi 100, versi 105 e poi le tasse scendono a 103. Come si vede, il malus è sempre maggiore del bonus».