«Le Fondazioni? Legge da azzerare»
Tremonti: lo farà il Polo se vincerà le elezioni
ROMA - Nei primi cento giorni del Governo Berlusconi la legge sulle fondazioni bancarie sarà «azzerata», con il conseguente azzeramento degli organi amministrativi. Lo afferma il braccio destro del leader di Forza Italia per i problemi economici, Giulio Tremonti. Il quale per una volta, in questa intervista, dà "quasi" ragione al suo eterno rivale, Vincenzo Visco.
Il ministro del Tesoro, Vincenzo Visco, ha detto che troppi appetiti politici gravano ancora sulle fondazioni bancarie. Lei cosa ne pensa?
La cosa è giusta. Anche se a dirlo è la persona sbagliata, perchè i problemi derivano dalla legge e, nella fattispecie, da una legge che lui ha firmato e votato.
Cos' ha che non va questa legge?
Prendiamo la lettera che ha inviato il commissario Monti al Governo italiano: ci sono due passaggi indicativi. Nel primo viene usata una formula che è inusuale in questo tipo di letteratura. E' la definizione "foresta pietrificata" a proposito del mondo del credito. E viene usata con ironia. Ricordiamo che fu coniata da Giuliano Amato per definire il sistema com'era prima della legge Amato. Ma Monti la usa per descrivere il sistema com'è dopo la riforma.
Quindi, la foresta pietrificata era e pietrificata resta.
Già. Ma c'è un secondo punto rilevato da Monti: il carattere ibrido. e ambiguo delle fondazioni, ancora esercenti attività d'impresa. Una fondazione che esercita attività d'impresa è un ibrido fortemente discutibile. La mia impressione è che il sistema bizantino. Il diritto di Bisanzio rompe il rigore del diritto romano, che distingueva per esempio fra contratti e delitti, introducendo la formula del "quasi". Prevede cioè i "quasi contratti" e i "quasi delitti". In questo caso avremmo le quasi fondazioni o le quasi imprese. E' un'anomalia, un'ibrido che deriva dalla legge. Qui c'è la mia critica a Visco.
Quale?
I problemi non derivano dai comportamenti dei soggetti, ma dalla struttura della legge. Se c'è un fattore di crisi, questo non ha carattere antropomorfo, ma ha carattere istituzionale.
Lei che cosa modificherebbe dell'attuale normativa?
L'attuale sistema delle fondazioni non obbedisce a nessuna regola. E' infatti fuori dalla regola pubblica, quella che fa dipendere l'attività dalla legge e dai controlli di legge con le responsabilità e le trasparenze che sono tipiche della catena politica: alla fine si risponde agli elettori. La regola privata è la dipendenza dalla proprietà e quindi dall'assemblea. O si dipende dalla regola pubblica o da quella privata. Nel caso delle fondazioni abbiamo il "quasi" o meglio un meccanismo che ti pone fuori da entrambe le regole. Così si totalizzano i difetti senza i pregi di ciascuno dei due regimi: non c'è trasparenza, non c'è responsabilità, non c'è controllo, non c'è efficienza.
In che direzione bisognerebbe andare?
La direzione finale è quella della scissione fra attività commerciale e attività istituzionale: le banche devono stare sul mercato e le fondazioni devono essere vere fondazioni.
Ma questo processo è cominciato, solo che va troppo lento, dice il ministro del Tesoro...
No, non è cominciato, perchè è viziato da una struttura di legge che istituzionalizza questa confusione. Che introduce dei fattori di mano morta e di irresponsabilità. Ci sono proprietà senza controllo, ci sono "powers without representation". Con questa legge la situazione non può evolvere perchè è la legge stessa la causa di questo assetto di vischiosità. Del resto, quel che si è generato non è un processo di privatizzazione del sistema bancario ma di una sua progressiva, surrettizia statalizzazione, fatta usando un veicolo, le fondazioni, che non ha riscontro in Europa. Le fondazioni non sono coerenti con l'Europa.
Cosa conta di fare il Polo?
Qui c'è l'esigenza di azzerare la legge vigente. E io credo che nei primi 100 giorni del Governo Berlusconi la legge verrà cambiata, con l'obiettivo che le fondazioni facciano le fondazioni e le banche facciano le banche. Si tratta di azzerare una legge che è causa di confusione, con il conseguente azzeramento degli organi. Non voglio entrare nel merito della questione se sia la politica che entra nelle istituzioni o le istituzioni che entrano nella politica. Dico solo che la situazione attuale è insostenibile.