Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Secolo XIX

«La trattativa privata viola i princìpi dello Stato»

«Io non lo avrei ricevuto». Poche ma sentite parole quelle dell'onorevole Giulio Tremonti, 53 anni, di Forza Italia, professore di diritto tributario all'Università di Pavia, ministro delle Finanze ai tempi del governo Berlusconi.

«Io non lo avrei ricevuto». Poche ma sentite parole quelle dell'onorevole Giulio Tremonti, 53 anni, di Forza Italia, professore di diritto tributario all'Università di Pavia, ministro delle Finanze ai tempi del governo Berlusconi. Fu lui nel '94 a chiedere l'acquisizione dei cittadini iscritti all'Aire (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) e andati verso i paradisi fiscali. «Lo Stato è lo Stato, le regole sono regole, le leggi sono leggi, e i cittadini sono tutti uguali». Il professar Tremonti non vuole parlare, dice di non conoscere bene i fatti. Ma noi glieli spieghiamo e alla fine, con reticenza, si lascia andare. E dopo aver attaccato il ministro delle Finanze Del Turco, dello Sdi, si scaglia anche contro il ministro Visco, ds, attualmente a capo del dicastero del Tesoro e Bilancio, «che ha introdotto dei meccanismi di condono perpetuo, che ha definito questo un Paese da Granducato, da operetta. Ma lasciamo stare Visco...».
E allora parliamo di Luciano Pavarotti e della sua questione col fisco.
«Le dico seccamente questo. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, la trattativa privata o comunque l'incontro privato di un vip con un ministro è fuori dai principi di uno Stato di diritto».  Si capisce via via che Tremonti parla che la rabbia sale, che quanto e accaduto lo ha colpito «io che sono un montanaro, un valtellinese di Sondrio che crede che lo Stato sia lo Stato, queste cose non le capisco e non le concepisco».
D'accordo lei è contrario tout court a quanto è accaduto. E di fronte alle code dei cittadini qualunque agli sportelli degli Uffici finanziari per errori commessi dagli stessi uffici cosa dice?
E' come gettare benzina sul fuoco. La risposta non si fa attendere: «Del Turco non lo ha ricevuto in quanto ammiratore del cantante e quindi della sua voce. Lui lo ha ricevuto in quanto ministro delle Finanze e in quanto evasore. Cioè a parità di condizioni, da potenza a potenza. Francamente non lo avrei fatto».
Quindi se domani dovesse entrare ancora in un governo come ministro?
«Prima di tutto non farei cose di questo tipo».
Come si comporterebbe?
«Ci sono gli Uffici, ci sono le routine d'ufficio. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge».
Questo atteggiamento del ministro Del Turco è stato quanto meno sconveniente nei confronti dei cittadini che fanno le code?
«Esattamente».
Però è stata una vittoria, quella di Visco.
«Ma che vittoria! Visco ha lavorato sull'elenco che io, quando ero ministro, avevo fatto acquisire all'Aire. Nel caso di Pav rotti poi non so, e non me ne frega. Ma la base di partenza è stata quella. Comunque sia, il trattare da potenza a potenza un grande evasore pagatore è inconcepibile. La mia idea dello Stato è abbastanza definita. Ecco, io non lo avrei mai fatto e non lo farei mai».