Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Giorno/Resto/Nazione

«La partita decisiva si gioca al Nord. L'astensione colpirà la sinistra»

Giulio Tremonti, tributarista, docente, ex ministro di Berlusconi e grande tessitore di accordi politici (quello, fallito, con i radicali e quello, riuscito, con la Lega) è ottimista: «Vinceremo».

ROMA - Giulio Tremonti, tributarista, docente, ex ministro di Berlusconi e grande tessitore di accordi politici (quello, fallito, con i radicali e quello, riuscito, con la Lega) è ottimista: «Vinceremo».
Nel senso che, come Berlusconi, anche lei conta i voti e non il numero delle regioni conquistate?
«Certo, domani si vota per le regioni costituenti e il federalismo, e il voto regionale è a ridosso di quello politico: è chiaro che vince chi conquista il Nord e ottiene il maggior numero di consensi.».
In Veneto, però, sembra che il Polo abbia qualche difficoltà.
«Non mi risulta. Anzi: l'elettore leghi sta è notoriamente reticente quando intervistato per i sondaggi, e il fatto che le Lega risulti comunque in crescita ci fa ben sperare».
Con la mossa a sorpresa verso i radicali, D'Alema vi ha spiazzato...
«Ma no, si tratta solo di una squallida operazione di bio politica». Prego? «E' un dialogo contro natura che mira ad aggregazioni artificiali. Pochi giorni fa, D'Alema accusò i radicali di voler sfasciare lo Stato sociale, oggi li corteggia. Siamo al grottesco».
Del resto, la Bonino con lui non ha parlato di riforme economiche...
«Già, con la sinistra parla solo di aborto e droga: argomenti non certo di governo. Un caso evidente di fecondazione assistita».
Chiariamo: Chi feconda chi?
«D'Alema spera di essere fecondato dalla Bonino, ma la loro unione rimarrà sterile».
D'accordo, ma questo dialogo vi danneggia.
«Non credo, alle Europee la Boni-no ottenne molti consensi perché sembrava volere le riforme economiche, ora, invece, è chiaro che si è appiattita su Visco e Cofferati. Mi dica lei perché dovrebbero votarla».
La sinistra e i radicali continuano a censurare il vostro accordo con la Lega...
«Guardi, io non ho mai messo piede nel Parlamento padano, Pannella ci stava di casa e nel '96 con Bossi organizzò i gazebo e le elezioni padane. Lo scorso febbraio gli proponemmo di aderire al patto con la Lega, le leggo la lettera di risposta: "Stiamo analizzando, ci sembra possa integrarsi e mutualmente arricchirsi con la nostra simulazione", ovvero con le loro tesi. Ieri gli bastava un colpo di lima per firmarlo, oggi lo considera eversivo...».
Veltroni, però...
«Veltroni dice di aver chiuso il dialogo con la Lega nel '95, le leggo le sue dichiarazione del 27 giugno scorso: "Bossi ha lasciato la secessione, dovrebbe lasciare i vecchi toni, poi il dialogo sarà possibile".
Se non le basta, ho qui una dichiarazione di Walter Vitali, responsabile Enti locali dei Ds: è del 20 dicembre scorso ed auspica la riapertura del dialogo con la Lega». Tremonti, non crede che questi giochetti d'archivio, i toni alti e i temi bassi scoraggino il voto?
«In effetti, l'unica secessione che rischia l'Italia è quella dal voto. Io la spiego col trasformi-smo, la confusione, ma soprattutto con l'assoluta incapacità del governo a governare. Sono chiaramente in balia degli eventi, mentre da ormai alcuni mesi. E' per questo che ad astenersi saranno i loro elettori e non i nostri».