È l'eccesso di leggi a bloccare le strade
In Italia c'è una drammatica domanda di "strade". Intesa la "strada" come metafora, come sintesi simbolica della "costruzione" (grandi "assi" di traffico, "passanti", pedemontane, trafori, raddoppi, ponti eccetera).
In Italia c'è una drammatica domanda di "strade". Intesa la "strada" come metafora, come sintesi simbolica della "costruzione" (grandi "assi" di traffico, "passanti", pedemontane, trafori, raddoppi, ponti eccetera). A fonte di questa domanda, c'è un paradossale deficit di costruzioni. Da almeno venti anni non si fanno, in Italia, opere pubbliche significative. E anche questo un segno del declino del Paese, perché l'architettura è "politica", la politica è "architettura". Le imprese italiane costruiscono ovunque nel mondo, ma non in Italia. Abbiamo, in Italia, le risorse industriali e le risorse finanziarie per costruire. Ma tutto è bloccato. Manca una "visione" politica. E c'è, soprattutto, un deficit giuridico. O, meglio, c'è un surplus giuridico. L'ordinamento italiano è infatti costruito in modo tale che un Consiglio di quartiere può bloccare un Comune, un Comune può bloccare una Provincia, una Provincia può bloccare una Regione. E così via.
Il territorio è costellato da totem giuridici e da ceppi burocratici, da particolarismi e da simulacri "puntiformi" della democrazia. Ne deriva che la "colpa", per il non fare niente, è di tutti. E perciò di nessuno. All'opposto, la democrazia è da un lato "governance"; dall'altro lato, responsabilità elettorale. Responsabilità positiva e negativa. Tanto per quello che si è fatto, quanto per quello che non si è fatto. La nostra proposta di legge non si sviluppa all'interno dell'esistente, ma lo supera radicalmente. È questo infatti l'unico modo per evitare di impantanarsi nella palude giuridica e burocratica. È una proposta di modernizzazione, di unificazione e di apertura europea del Paese. E federalista, perché il federalismo non è localismo e chiusura, ma apertura dei territori. E’ ambientalista, perché, il traffico bloccato, o che invade l'ambiente, è più inquinante, e meno rispettoso dell'ambiente, di quello veloce e canalizzato. E’ economica perché, sviluppandosi fuori dallo schema dello Stato-appaltatore, è sistematicamente basata sul "project-financing". C'è un famoso passo di Kant in cui il Sovrano si rivolge al mercante, chiedendo benevolmente: «Cosa posso fare per voi?». Il mercante risponde: «Maestà, dateci moneta buona e strade sicure, il resto lo facciamo noi». Abbiamo la moneta buona, l' euro. Ma non abbiamo ancora le "strade". Rispetto ai tempi di Kant, c'è comunque una variante. Nella nostra visione, le "strade" le fa l'economia. La politica deve limitarsi a non bloccarle.