«Il senatur? È solo uno che anticipa le risposte»
Tremonti tra lui e il Cavaliere non ci sono problemi. Il lumbard la pensa come l’Economist: come si fa a parlare di congiura?
MILANO. La risposta è in talenglish, ma si comprende benissimo: «Bossi? No comment perché no problem». Il professor Tremonti butta subito a mare l'idea che il senatùr possa creare problemi a Berlusconi. «Comunque di queste cose preferisco non parlare».
Però ne parla Bossi: il Cavaliere non può garantire per noi, dice, nero su bianco.
Rispondere significa farsi trascinare nel teatrino della politica. Quello che vorrebbe costringerci a fare la sinistra. Sono solo strumentalizzazioni.
Nessun imbarazzo, neanche piccolo piccolo, nella Casa delle libertà?
Ci mancherebbe.
Prendiamola da un altro lato: la Lega sull'Europa va avanti come un bulldozer.
Bossi ha solo intuito il problema. Il suo fiuto politico non è una novità. E uno che anticipa le risposte.
Come sul federalismo?
Appunto. Di sicuro è quantomeno sintomatico che esprima le stesse riserve sull'Europa che ha avanzato l'Economist. Voglio vedere chi ha il coraggio di dire che si tratta di una congiura...
E sul documento comune per l'Europa della Cdl?
Tra Berlusconi e il senatùr c'è unità di vedute.
Che Unione nascerà a Nizza?
L'Europa non è gli Stati Uniti. Là la confederazione è figlia del big bang della guerra d'indipendenza. Si è stabilizzata in due-tre anni e dura da più di due secoli. L'Unione europea è un processo partito cinquant'anni fa. C'è una lunga evoluzione che non è ancora finita. Più che all'orologio, però, dovremmo dare un occhio al calendario.
In che senso?
Il 3 ottobre il Parlamento di Westminster ha approvato la convenzione sui diritti dell'uomo, la stessa ratificata mezzo secolo prima, il 4 novembre del '50 a Roma. Per la prima volta l'Inghilterra accetta una Costituzione scritta e, per la prima volta, accetta un documento che arriva dall'Europa.
Già, ma che differenza c'è tra la Carta del 1950 e quella che si sta scrivendo oggi?
Rispetto a quell'antica e nobile convenzione questa del 2000 contiene i diritti post moderni. Si parla di bioetica, di privacy, di me-dia. Ma il nucleo originario c'era già. Quello che definiva i diritti validi dall'Atlantico alla Vistola e da Gibilterra al Mare del Nord.
Ma qual è la sua opinione su come vengono definiti questi diritti post moderni?
Su alcuni punti la Carta è quantomeno discutibile. L'Economist la definisce vacua. Si può, comunque, emendare. E per dare un senso politico al disagio? La storia dell'Europa è una storia di fasi. Prima quella eroica, poi quella economica. Adesso tocca alla fase politica. Rallentata dalla debolezza dell'euro. Occorre una Costituzione. Se l'introduzione della moneta unica può passare con un atto di «dispotismo illuminato», lo stesso non si può fare con una Carta dei diritti e dei doveri.
Sta dicendo che non è molto democratico affidare questo compito ad una sessantina di professori?
Sì, è così. E dirò di più.
Ci dica?
Quando leggo Manzella che parla di affidare a rappresentanti personali dei capi di Stato la formazione di organi costituenti, penso che più che al futuro, qualcuno stia pensando al passato.
C'è il rischio di un'Europa centralista e statalista?
C'è ma credo che andremo in senso opposto. A un'Unione che preveda processi di devoluzione verso l'alto e verso il basso. Ancora una volta, devo constatare che la sinistra arriva con anni di ritardo.