Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Padania

«Il pensiero unico verso la sconfitta»

Tremonti controcorrente a Cernobbio, "tempio del mondialismo"

Malgrado i suoi esegeti continuino a predire il contrario, l'ideologia assolutista del pensiero unico non passerà. Alla fine questa forma micidiale di comunismo che si è trasformato con consumismo globale verrà sconfitta dall'altra visione del mondo, quella che peraltro unisce il Polo e la Lega Nord: la difesa delle identità di popoli, della fede religiosa, della tradizione». Giulio Tremonti non ha alcuna remora a "bestemmiare in chiesa". Perché il simposio di Cernobbio è un pò la chiesa del capitalismo e del credo della globalizzazione. Ma l'esperto finanziario di Forza Italia nemmeno qui sul lago di Como perde l'occasione per preconizzare un fosco futuro ai profeti del pensiero unico mondialista.
Professor Tremonti anche quest'anno a Villa d'Este si sono date appuntamento le grandi élites economico-finanziarie italiane, europee e internazionali. E sembrano élites assai battagliere, tutte protese a cercare di imporre la "religione" della globalizzazione totale.
«Eppure sono élites destinate a perdere. La realtà, per usare un gioco di parole, la fa la realtà. E la realtà fa emergere sempre più chiaramente come queste elites contino poco a poco meno. Per fortuna nostra».
Ne è tanto sicuro?
«Ma certo. Prendiamo ad esempio la Banca centrale europea: doveva essere la "centrale del dispotismo illuminato", per così dire, invece si è invece dimostrata del tutto inutile. A proposito, vorrei approfittarne per fare una rettifica. Venerdì scorso, parlando di famiglia Addams, mi riferivo ai governi europei, non tanto alla Bce, come è stato riportato dai giornali. Va comunque detto come la Banca centrale europea sia comunque parente stretta della famiglia Addams dei governi del Vecchio Continente».
Qual è il succo di quello che lei chiama pensiero unico?
«Si basa su un'idea di fondo: che la democrazia possa essere tranquillamente sostituita dalla democrazia finanziaria. Siamo di fronte al tipico caso in cui l'aggettivo sostituisce il sostantivo. La volontà popolare viene sostituita dalla volontà delle lobbies. Tale tendenza ha però fatto i conti senza l'oste».
Ovvero?
«Ovvero senza i popoli, senza i movimenti politici che li difendono. Per questo posso dire con assoluta certezza che il pensiero unico non passerà».
Qualche giorno fa lei ha spiegato che il comunismo cerca di vincere trasformandosi in consumismo.
«Come dice anche il leader della Lega Nord Umberto Bossi, i comunisti sono passati con disinvoltura "from Marx to Market", da Carlo Marx al mercato. Il loro obiettivo non è pere cambiato: cercano sempre di raggiungere il dominio globale».
Anche a Cernobbio, proprio nel giorno i cui è intervenuto il premier Giuliano Amato, si è parlate molto di Francesco Rutelli. La appassiona questa sfida all'interno dell'Ulivo?
«Il binomio  Amato-Rutelli mi fa pensare ad un dramma di  Shakespeare».
Povero Shakespeare...
«Nei suoi drammi si sprecano i grandi colpi di scena, ma alla fine i protagonisti muoiono tutti. Insomma, voglio dire che la leadership non è una cosa che si contende. Non so chi prevarrà tra i due, se Amato o Rutelli, ma chiunque la spunterà, non avrà comunque la vera leadership. Nessuno dei due infatti è in grado di rappresentare questo Paese».
L'Ulivo, che potrebbe affidarsi a "beautiful" Rutelli, è veramente allo sbando come sembra?
«Questo governo in carica è solo un comitato d'affari di una borghesia rapace che vuole far fuori ogni cosa. Applica la logica del saldo di fine stagione. L'Ulivo è questo e per questo verrà sicuramente punito dai cittadini italiani, alle prossime elezioni politiche».