Economia a picco grazie alla sinistra
Tremonti: «Il programma di Polo e Lega favorirà lo sviluppo»
Professor Tremonti, il Ministro del Tesoro Giuliano Amato non è tenero con il programma economico del Polo.
«Se si riferisce all'intervista rilasciata da Amato a Repubblica, indubbiamente il Ministro non è tenero con noi, ma va anche aggiunto che il titolo dell'intervista ("Se vincesse Berlusconi Italia a rischio in Europa") mi sembra una forzatura rispetto al testo. Se Amato sostenesse veramente questa tesi, significherebbe che il Ministro è a conoscenza di un complotto e io francamente non lo credo».
Giulio Tremonti, già Ministro delle Finanze del governo Berlusconi ed esponente di spicco di Forza Italia, ha letto l'intervista "sparata" ieri dal quotidiano romano, che ha preso spunto da una precedente intervista concessa da Amato al quotidiano britannico Financial Times e, pur non concordando con le parole del Ministro del Tesoro, preferisce non dar troppo peso all'impostazione data dal giornale fondato da Eugenio Scalfari. «Recentemente ho incontrato il Ministro per l'Europa del governo laburista inglese - racconta il professor Tremonti - e mi sono reso conto che le posizioni di Polo e Lega sono molto più vicine a quelle britanniche di quanto non lo siano le posizioni di D'Alema e compagni. La convergenza è sulla filosofia della sussidiarietà, nè noi vogliamo l'ulteriore spiazzamento dell'economia europea a vantaggio di New York o dell'Estremo Oriente, come si realizzerebbe se vi fosse un "killering" fiscale della City di Londra».
Quindi da Londra non è in corso alcuna demonizzazione del centrodestra italiano, malgrado quel che scrive Repubblica?
«Non mi sembra proprio. E le parole di Amato al Financial Times non contenevano i timori espressi a Repubblica. Anche se, ripeto, il titolone è una forzatura».
Francesco Cossiga ha attaccato con durezza le parole di Amato. Per l'ex Presidente della Repubblica, quelle parole sono "irresponsabili e terroristiche". «Se io fossi ancora Capo dello Stato - ha detto Cossiga - avrei invitato Amato o a smentire o a dimettersi». I Ds, attraverso Pietro Folena, esprimono invece "solidarietà" ad Amato e, saltando di palo in frasca, polemizzano con Berlusconi per aver fatto accordi con la Fiamma di Pino Rauti in alcune regioni.
«I Ds non sanno più cosa fare. Abbiamo il loro leader che qualche giorno fa ha detto, senza ridere, che il futuro sarà rappresentato da "Internet più Africa". Dobbiamo veramente rispondere a simili dichiarazioni? Suvvia, siamo persone serie. Per quel che riguarda gli accordi elettorali con Rauti, scriva pure che non mi trovano d'accordo. In questo caso non c'è un valore aggiunto, ma un valore disgiunto. Qui "due più zero" non è uguale a due, ma a meno di due. L'avessero chiesto a me, non avrei fatto alcun accordo. Comunque credo che i Ds dovrebbero guardare alle loro alleanze»
Torniamo alle accuse di Amato. Come giudica quella di "supplyside" rivolte alla coalizione di centrodestra?
«Se per "supplyside" si intende un meccanismo tale per cui io riduco le tasse e miracolosamente aumenta la produzione, è legittimo coltivare delle perplessità. Ma la nostra proposta non è basata sul by magie". Noi facciamo un ragionamento molto più semplice».
Quale, professore?
«Se si riduce l'Irpef, e via riduzione dell'Irpef si mette in tasca ad un impiegato e ad un operaio un milione, questo impiegato e questo operaio potrà acquistarsi un tavolo da cucina, un divanetto o un televisore. È vero che lo Stato a monte ha rinunciato ad un 27 per cento di Iva, ma è anche vero che a valle prende il 20 per cento di Iva. Quindi non fa 27 a O, ma fa 27 a 20. Se poi si considera che il tavolo, il divanetto o il televisore pagano l'Irpeg e l'Irap, vediamo che non c'è affatto alcun buco di gettito. È una constatazione molto semplice: il sistema fiscale non è puntiforme (Irpef, punto e poi basta); ma è un sistema, ovvero una pluralità di punti di prelievo. Se togliamo il prelievo nel momento di blocco (che è l'Irpef e sblocchiamo l'economia (consentendo al tizio di acquistare il tavolino o il televisore), allora si recupera automaticamente il gettito e probabilmente prendiamo ancora di più. Queste sono cose concrete e dimostrabili. Non ci affidiamo al fatto che se la luna sorgerà sui campi di Pomerania il raccolto di patate sarà buono, altrimenti no».
Se invece l'unica tassa fosse l'Irpef?
«Andremmo sul 27 a 0. Se facciamo girare l'economia, prendiamo anche l'Irpeg, l'Iva e aumentiamo lo sviluppo. Che però verrà dopo, Il "prima" è che vengono Irpeg, l'Iva e l'Irap».
Cambiando argomento, professor Tremonti, da qualche tempo lei e Umberto Bossi avete in comune l'idea di due modelli di società europea che si oppongono l'uno all'altro: da una parte il modello "neo-giacobino", dall'altro il modello "cristiano" . Ovvero?
«Il modello "neogiacobino" della società universale multirazziale, standardizzata dal mercato, il quale utilizza ciò che resta degli Stati come cinghie di trasmissione va a contrapporsi al modello "cristiano": una società equilibrata tra presente, passato e futuro, tra locale e globale, tra forze nuove che premono dall'esterno e valori storici radicati nella tradizione. Bossi ed io, la Lega e il Polo siamo per questo modello. Nel primo caso l'immigrazione viene utilizzato come grimaldello per rompere l'ordine sociale e per mettere le mani sul bottino elettorale, costituito dal "nuovo proletariato" extracomunitario».
Sull'immigrazione la posizione della Lega è diametralmente opposta a quella delle sinistre. Anche la vostra?
«Sicuramente sì. Lega e Polo insieme difendono la nazione, intesa come baluardo della civiltà europea, quindi il quantum di immigrazione va calcolato essenzialmente in rapporto alla sopravvivenza della nazione e perciò dev'essere calcolato in misura proporzionale alla naturale capacità di assordimento dell’immigrazione all’interno della comunità nazionale»
Presto Carroccio e Polo raccoglieranno le firme per una proposta di legge sull’immigrazione. Quali potrebbero essere secondo lei i punti fondamentali di questa legge che eliminerà i danni causati dalla Turco-Napolitano?
«Innanzitutto serve la detassazione dei contributi alle iniziative missionarie, religiose e laiche nei paesi di immigrazione e poi l’identificazione del lavoro come chiave in ingresso in Italia. Il quantum di immigrazione va determinato su proposte delle famiglie e delle imprese interessate, attraverso municipi e regioni. Infine sia ben chiaro che non si può immigrare ne rimanere sul territorio italiano senza codice fiscale»
Anche famosi editorialisti cominciano a sfornare idee assai simili a quelle della Lega sul problema dell’immigrazione. Piero Ostellino sul Corriere della Sera parla di clandestini di sbarchi e tragedie che si moltiplicano. Quando Bossi diceva anni fa le stesse cose veniva bollato immediatamente di razzismo eccetera. Qualcosa sta cambiando?
«Sicuramente Bossi e la Lega sono stati sempre in prima linea contro l’immigrazione clandestina. Ora anche personaggi come Ostellino si stanno rendendo conto che la situazione sta diventando insostenibile. Diamo a Bossi i meriti che sono di Bossi, quindi. Fermo restando che questa volta l’alleanza tra il Polo e il Carroccio sarà il viatico elettorale per cambiare profondamente questo paese. L’Italia non può restare nelle mani di queste sinistre demagogiche ed incapaci di proporre il nuovo modello di sviluppo»