Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Padania

«Dietro Cacciari i baffi di D'Alema»

Tremonti: «Lui e i premier rappresentano il peggio dello statalismo»

Dietro la barba di Cacciari ci sono i baffi di D'Alema. E sopra i baffi di D'Alema ci sono le occhiaie di Visco». Usa una battuta, Giulio Tremonti, per in- vitare gli elettori veneti a non votare Massimo Cac-ciari domenica prossima. «Guardiamo la storia personale del candidato del centrosinistra - evidenzia il deputato di Forza Italia -. Cacciari è stato per più legislature parlamentare comunista. Oggi è alleato dei comunisti, quelli con tanto di falce e martello nel loro simbolo. Sintetizzando, Cacciari è l'agente monomandatario di D'Alema. Non a caso la campagna elettorale dell'ex sindaco di Venezia è cominciata a Verona con Massimo D'Alema». Non bisogna fidarsi quindi di un personaggio che si spaccia per indipendente, sottolinea Tremonti, ma che possiede ben precise radici, alimentate dal brodo di coltura del comunismo italiano. «Il "giocattolo Cacciari" è stato montato e caricato dal premier continua Tremonti -. E curioso possa dirsi federalista un personaggio come Cacciari, agente mono-mandatario del partito più centralista d'Italia (i Ds), che a sua volta è il paese più centralista d'Europa».
Come valuta il fatto che D'Alema si sia comportato per tutta la campagna elettorale più da leader di partito che premier, recandosi a destra e a manca per sostenere i candidati delle sinistre?
«Così facendo D'Alema ha dimostrato di non avere alcun senso dello Stato, anche se si riempie sempre la bocca di simili parolone. Più che senso dello Stato, il suo è uno stato dei sensi in fibrillazione. Tornando a Cacciari, votare per lui significa votare Visco con la sua Irap e votare la Bindi con la sua fattoria degli animali. La campagna elettorale di Cacciari sarà chiusa proprio dalla Bindi, che per due ore, da una tv locale, spiegherà come funziona la sanità in Veneto».
Se funziona non è però merito della Bindi. O sbaglio?
«Esatto. La sanità in Veneto ha funzionato bene perché non era in mano alla Bindi. C'è inoltre una brutta notizia per Cacciari, la Bindi e la loro cricca. Moody's, la principale agenzia di valutazioni mondiale, ha definito il Veneto tra le tre regioni meglio amministrate d'Europa. In pratica l'amministrazione Galan è considerata tra le migliori del nostro continente. Cacciari cosa dirà di questa valutazione? Che è bieca propaganda berlusconiana? Si può fare meglio e noi faremo meglio attuando un completo federalismo e una completa devoluzione della sanità. Ma prendiamo atto con piacere che la situazione amministrativa del Veneto è la migliore d'Italia ed è al top in Europa».
Galan dovrebbe dormire sonni tranquilli...
«Cacciari è sostenuto dalla grancassa dei mass-media vicini alle sinistre. Bisogna ulteriormente far passare l'idea in Veneto che votare Cacciari significa votare per l'Irap di Visco, contro le osterie, la civiltà contadina, quel tessuto di capannoni, di piccole imprese, di operai che insieme agli impiegati hanno fatto ricco il Veneto. Vuol dire votare per le tasse, per la burocrazia, per lo stataIismo e le scartoffie».
Recentemente l'Europa ha elogiato il sistema delle "gabbie salariali" tanto vituperato dai centrosinistra ed antico cavallo di battaglia della Lega (oggi apprezzato anche dal Polo). Il programma Lega-Polo è quindi apprezzato anche dall Unione europea?
«L'Europa ha chiaramente detto che va rifatta la pubblica amministrazione in Italia ed evidentemente va fatta in senso federale non per caso, ma pour cause. L'Italia in europa è il paese più centralizzato, tutti gli altri sono meno centralizzati di noi. Inoltre seguono di più la loro storia di quanto non abbia fatto finora il nostro paese».
Una della accuse rivolte contro Bossi e Berlusconi dalle sinistre è quella di presentare un programma fuori del tempo, fuori dall'Europa, che insomma farebbe ritornare indietro nel tempo tutto il paese. Come replicare a tale accusa?
«Semplicemente ricordando che il centralismo, amato tanto dall'attuale governo, è un vero handicap per l'Italia nei con-fronti dell'Europa. È, facilmente dimostrabile, al di là della propaganda fatta da D'Alema e compagni. L'Europa ha anche sottolineato che bisogna riformare il lavoro, abbandonando il sistema del contratto collettivo nazionale. In quelle due parole (collettivo e nazionale) si evidenzia una cifra politica decadente e paralizzante per la nostra economia. Molto meglio fare contratti a livello individuale e aziendale: il sistema che una volta si chiamava delle "gabbie salariali". L'Europa ha in-vitato l'Italia a far respi-rare l'economia ingabbiata e strozzata dall’attuale sistema. Ma le sinistre dello spirito dell'Europa hanno visto soltanto lo Stato. Invece lo spirito dell'Europa era in origine uno spirito liberale, basato sulla riduzione dello Stato e di sviluppo del mercato. Il 3 per cento, ponendo un limite alla spesa pubblica in deficit, era un limite allo Stato».
Meno Stato e più mercato, quindi, come sostiene lei, professore?
«Questa era l'impostazione originaria di Maastricht. Ma le sinistre hanno travisato tutto e hanno messo a posto i conti dello Stato secondo il loro fallimentare modello: a spese del privato. Abbiamo fatto il 3 per cento all'incontrario».
Però questa Europa è troppo economica. Non c'è bisogno di un'Europa anche politica?
«Il Parlamento europeo deve avere contenuti politici, ma oggi a Strasburgo l'assemblea rappresenta un sistema giacobino cui gli Stati, oltre a schiacciare i cittadini, schiacciano anche l'Europarlamento. Polo e Lega invece sono nello spirito dei tempi e le autorità europee lo sanno bene».
Il Carroccio infatti si batte per un’europa dei popoli, fieri e contrari allo sradicamento operato dall’immigrazione selvaggia e dal mondialismo. Come valuta questa battaglia leghista?
«Molto positivamente. Bisogna agire politicamente in equilibrio tra passato e futuro. La memoria sta all’individuo come la storia sta a una nazione o alle nazioni o alle patrie. Noi non possiamo avere il futuro senza il passato. Solo se guardiamo al passato abbiamo un futuro».
Ci sintetizza qual è lo “spirito dei tempi” cui lei fa riferimento?
« E’ l’autonomia delle periferie rispetto al centro. Ad esempio, la nuova struttura della Confindustria è stata eletta dalle periferie, dal Nord e dal Sud, bypassando Roma. Fortunatamente anche il Sud dà grossi segnali di risveglio. I meridionale hanno capito che il futuro del Sud è nel Sud, non nel centralismo».
A Teano Polo e Lega hanno infatti chiamato a raccolta i popoli del Mezzogiorno
«Il Mezzogiorno ha oggi soprattutto i vincoli del centralismo, senza i finanziamenti provenienti dal Centro. Noi dobbiamo ragionare sulla ricchezza futura e fare modo che ci sia più ricchezza nel Sud».
La ricchezza futura del sud penalizzerà ancora il Nord, come accade oggi con il sistema assistenzialista?
«Assolutamente no, in quanto con noi al governo non ci sarà assistenzialismo alcuno. Siamo agli antipodi, come si vede, dal fantomatico Manifesto di Eboli presentato da Bassolino».
Eboli naturalmente ha avuto grandi onori dalla maggioranza dei mass-media. Teano invece tante critiche. Come mai?
«E’ il solito sistema di disinformazione. Io posso  solo dire che Eboli è un posto dove le cose si concludono come ricorda il “Cristo si è fermato a Eboli”. E Bassolino si è fermato ancora prima di Eboli. Teano invece è un posto da cui ripartire per ricostruire».
Da Teano si riparte, ma non con gli stessi presupposti di 150 anni fa, speriamo
«No, 150 anni fa a Teano si manifestò una formula di annessione, cui seguì un’età di spoliazione, di emigrazione e di illusione. Noi vogliamo invece ripartire con una formula di federazione. Per rigenerare il Sud e tutto il paese. Cominciamo subito, fin da domenica, votando Polo e Lega alle regionali. Poi verranno anche le politiche».