«Un dovere varare il sistema tedesco»
Intervista a Giulio Tremonti di Forza Italia
In Forza Italia il professor Giulio Tremonti è, con Giuliano Urbani, il promotore della proposta di legge per introdurre in Italia il sistema elettorale tedesco. Cioè, come tiene a precisare, «un sistema misto, su una struttura proporzionale ma misto». Un modello sostenuto da tempo anche da Rifondazione comunista, che trova d'accordo la Lega, i socialisti, buona parte dei verdi; riconosciuto come obiettivo ottimale anche dai più tra i popolari e dalla sinistra Ds. Con Urbani, Tremonti ha 'rappresentato in Forza Italia la voce –pur liberaldemocratica e liberista, pur moderata - esplicitamente "contro" il referendum maggioritario battuto il 18 aprile dal voto dei cittadini. E quando lo intervistiamo ha premura di iniziare dal risultato di domenica scorsa.
E allora, professore, che bilancio trae dalla bocciatura del referendum?
Mi pare incontestabile un dato politico: è finito il mito referendario, è finita la sua suggestione futurista e modernista. Dal che deriva un altro fatto rilevante: è ristabilita la par condicio tra gli strumenti proposti per il sistema elettorale.
Vuole approfondire?
Per anni il maggioritario è stato presentato come il simbolo di una modernità politica positiva: adesso non è più così, il maggioritario è ridotto al suo status naturale di tecnica politica tra le altre. Aggiungo: se il maggioritario è stato caricato di contenuti salvifici e millenaristici, ciò si deve in parte ad una suggestione politica ma anche al suo uso come veicolo perla costruzione di progetti politici, contingenti e personali. Come direste voi, è stato usato in senso avventurista.
Colpisce sentirlo da una collocazione politica come la sua. D'altra parte anche la leadership dei "moderati liberal-democratici", anzi del Polo, è stata insidiata da maggioritari più maggioritari degli altri, come Segni. Parallelamente al fenomeno Di Pietro nel centrosinistra...
Quell'avventurismo, l'utilizzo in proprio del maggioritario, stabiliva un'equazione: voti sul maggioritario quindi voti per il nuovo bestiario politico. Già, nella vicenda politica italiana si stava realizzando una regressione darwiniana: invece che evolvere dalla bestia all'uomo, si andava verso la bestia... Più seriamente direi che adesso si può discutere "laicamente".
Insomma un monopolio ideologico ha preso un colpo..
E' così, e ripeto quel che con Urbani abbiamo scritto nella nostra relazione: fuori da quelle forzature, il punto di partenza e il punto d'arrivo delle posizioni referendarie e delle altre sono simili. Alludo alla comune valutazione di insufficienza dell'attuale assetto politico, e al fatto che anche tirai vogliamo un vero bipolarismo e la "governance", l'efficacia della funzione di governo. Detto questo, la differenza però c'è: sulla tecnica, là dove il maggioritario è stato spacciato come unico strumento per raggiungere quegli obiettivi. Ma ora torna, diciamo così, in condizioni di concorrenza politica l'altro, il cosiddetto proporzionalismo. Che poi si riferisce al sistema misto, europeo.
Sbaglio o parliamo d'un sistema bollato come regressivo "alla Prima Repubblica' dai referendari?
C'è stato un lungo periodo in cui si aggiravano sul panorama politico figure abilitate a salire sul monte Sinai e a scenderne con il dono delle tavole elettorali. Sono svanite, lavate dal freddo contante dei voti sul refendum, per parafrasare Marx. E allora si può tornare in terra: ad esempio, esclusi finalmente modelli "americani", esotici, scolastici, si può constatare che in Europa il modello più diffuso è quello a struttura mista. Tolta l'Italia, parliamo di 14 stati: di questi, 2 hanno sistemi d'elezione maggioritari e 12 sono caratterizzati appunto da sistemi misti a struttura proporzionale.
Eppure, forse proprio per farla somigliare all'America", l'Europa è stata ridotta a quei due esempi.
Occultando due verità. In Gran Bretagna non è il curioso sistema elettorale inglese che ha semplificato e stabilizzato la vita politica e sociale, all'opposto una società feudale ha stabilizzato il sistema politico-elettorale. E anche là si discute comunque di abbandonare il maggioritario. In Francia - dove attualmente c'è il maggioritario ma prima, prima di un tal generale De Gaulle, c'era il proporzionale: la dominante del sistema è l'elezione diretta del presidente. Col referendum avremmo avuto il sistema inglese senza la sua storia e quello francese senza il suo presidente.
E la discussione futura a cosa deve guardare, invece?
Al fatto che in Europa non solo il maggioritario è un sistema marginale, ma il proporzionale è doppiamente il sistema europeo: nel senso che è anche quello di elezione del Parlamento europeo.
Ma per quel che riguarda i fondamenti della scelta del sistema in Italia, dove gli sconfitti di domenica gridano al «ritorno al proporzionale» come ad un complotto?
Il nostro impianto costituzionale - ricordo che nessuno ha detto di cambiare la Carta, ma solo sue parti -, è culturalmente proporzionale: da Gobetti a Salvemini, da Turati a Sturzo, Si trova la difesa del proporzionale. Contrapposta al giolittismo dei collegi. E come ho detto il rapporto causale spacciato (ad esempio da Veltroni) tra il proporzionale e gli "anni '80" - il fenomeno che chiamo della "democrazia del deficit - è altrettanto falso di quello che qualcuno stabilì nel primo dopoguerra con l'avvento del fascismo.
E poi, chi propone “sistema tedesco" si fa così carico anche dei correttivi al proporzionale...
Infatti: una soglia di sbarramento per evitare la proliferazione delle forze, un meccanismo di voto candidato-coalizione, una norma anti-ribaltone per evitare il "furto della politica". E nel sistema tedesco la sfiducia costruttiva, istituzionalizzandoli, impedisce i ribaltoni.
In prospettiva: se ne può tornare a parlare in sede parlamentare?
Credo proprio di sì, tutti quegli obiettivi sono realizzabili con una legge ordinaria. Per questo Urbani ed io abbiamo presentato la nostra proposta; e ce ne sono altre simili.
Si parla di una convergenza tra i sostenitori del "sistema tedesco'', con possibilità di riuscita: Forza Italia potrebbe disporvisi, dopo questo 18 aprile e le ultime dichiarazioni di Berlusconi e dei vertici?
Ci sono le condizioni per cominciare. Non so naturalmente se ci sono le condizioni per arrivare, ma lo spero. Dobbiamo sapere tutti che l'alternativa non è la fuga dal referendum, ma la fuga dal Parlamento. E non da questo, ma dal Parlamento tout court. Per questo, non solo ci sono le possibilità per cominciare quel cammino, ma abbiamo il dovere di portarlo a termine.