Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Tempo

Tremonti: il Governo rottama pure le sue decisioni

Per l'ex ministro delle Finanze l'Esecutivo ha varato una serie di provvedimenti «insufficienti» e «complicati»

CERNOBBIO - Antonio Marzano in polemica coi Giacomo Vaciago e Giulio Tremonti contro Vincenzo Visco. Doppio duello a colpi di numeri e di proiezioni economiche tra gli economisti e i signori del fisco. «Mancheranno all'appello 30.000 miliardi di Pil a fine anno» accusa l'economista di FI «con la crescita del Pil fermo a quota 1,4% vale a dire 12.000 miliardi di entrate fiscali in meno». Mentre Giacomo Vaciago insiste sulla possibilità dell'Italia di farcela «Il secondo semestre del '98 non è andato bene o il primo trimestre del '99 sta andando peggio. C'è pericolo di recessione, però l'Italia non ha più deficit». Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi, non risparmia le parole all'indirizzo di Massimo D'Alema. «Ha varato provvedimenti insufficienti e complicati. Questo governo continua a rottamare le sue stesse previsioni. Dunque, dico che è ora di cambiare governo». E poi parte lancia in resa, contro l'antagonista Vincenzo Visco. «Questo ministro ha dedicato molti impegno a varare una legge che porta il suo norne. Peccato che sia tardiva troppo complicata».
Professor Tremonti come è lo stato di salute del Paese?
«Il governo continua a rivedere le sue previsioni al ribasso, compie una sorta di continua rottamazione. I conti pubblici forse vanno bene, i conti privati vanno palesemente molto male e dunque alla fine andranno male anche quelli pubblici. Ci dicono che le tasse sono diminuite, ma io vedo solo molti giri e raggiri come lo sfruttamento delle anticipazioni sull’Iva, per tentare un riequilibrio. I veri provvedimenti presi sono pochi e molto tardivi, dovevano essere varati un paio di anni fa. Dunque ora, oltre ad essere insufficienti, sono anche complicati. Per questo nel paese non vedono arrivare i benefici».
Dunque occorrerà una manovrina?
«La gente non deve domandarsi se si farà o no una manovrina, ma se il sistema è o no in equilibrio, e io credo di no».
Che cosa ne pensa della legge Visco che punta alla detassazione per le imprese che investono?
«E’ un provvedimento buono, come del resto lo era la Tremonti bis che ricalca in più punti. Il fatto che Visco non abbia voluto rinnovare quella legge che funzionava e abbia lavorato per lanciarne una tanto simile, mi fa pensare che il problema sia un altro, quello del nome che deve portare. L’hanno rifatta solo per chiamarla legge Visco. Mi dica se non è una cosa bambinesca, da psicopatici».
Come si può fare dunque per rilanciare gli investimenti?
«Basta applicare lo spirito di Maastricht, dare più spazio ai privati e abbassare le tasse. Se le idee sono quelle al ferrocemento di Prodi che vuole usare le riserve delle banche, si va ancora più indietro, perché si riporta in auge il ruolo dello Stato. In Europa noi siamo quelli che crescono di meno e scrivono di più. Mentre gli altri riducono le tasse e le leggi, qui da noi si vara un chilometro di leggi al mese».