Tremonti: c’è troppo dirigismo in questa politica
L’economista del Polo denuncia “la rimonta dello Stato a spese del privato, che è il contrario dello spirito di Maastricht”
Cernobbio. “Ci sono in giro troppi asini e troppi pochi soldi .. difficile ragionare con gli asini e difficile dialogare con un dirigismo che privilegia la parola “collettivo” sulla parola “libertà”. Fra le mille incertezze che punteggiano lo scenario economico mondiale c’è una certezza che a scadenza regolare ripiomba sul seminario di Cernobbio: il j’accuse di Giulio Tremonti. Può essere sul fisco piuttosto che sulla spesa pubblica, ma è certo che i privilegiati che ascoltano a porte chiuse le dotte relazioni dei migliori economisti internazionali avranno la loro dose di adrenalina nel momento in cui Tremonti comincia ad esporre la sua relazione. Della quale siamo in grado di rendere noto il contenuto.
“Si stanno chiudendo un po’ ingloriosamente quelli che probabilmente finiremo per chiamare “i tristi anni Novanta”. Anni dominati dalla sinistra, dei quali il suggello potrebbe essere questo: la rimonta dello Stato a spese del privato”.
Un j’accuse ultraliberista, come era giusto aspettarsi da lei…
D’Alema continua a retrodatare l’azione dell’Ulivo: negli Stati Uniti è arrivato a dire che è dal ’92 che sta curando il Paese. In effetti dopo il ribaltone è stata la sinistra a mandare avanti l’Italia. E il bilancio di questi otto anni non è esaltante.
Cosa critica?
Essenzialmente la bancarotta della politica e quella dell’economia privata.
In che senso?
Sul piano civile è stata avallata un’assenza di legalità, un disprezzo per la volontà popolare di una politica della giustizia: ci sono decine di questioni giudiziarie, decine di polemiche sulla giustizia ma non c’è una politica della giustizia. Una somma di casi giudiziari non fa una politica della giustizia.
Una questione di giustizia, insomma…
Non solo. Pensi che l’unico disegno di legge anticorruzione è rimasto il mio, quello che prevedeva l’anagrafe patrimoniale per i dipendenti pubblici. Altro non si è fatto. Probabilmente non a caso …
Si sono fatte molte leggi…
Troppe. Lo sa che la legislazione italiana cresce di un chilometro al mese? Un chilometro di fogli della Gazzetta Ufficiale, una vera follia.
Non possiamo negare dei successi alla coalizione di governo, prima con Romano Prodi, oggi in qualche misura, con Massimo D’Alema.
La sua faccia non compare già più nel pantheon degli eroi del centrosinistra. Quanto ai successi è verò, siamo entrati in Europa, ma pagando un prezzo altissimo.
Quale?
Lo Stato ha messo a posto i conti pubblici a scapito di quelli privati. Il che è l’opposto dello spirito del 3 per cento di Maastricht. E poi bisogna considerare che il grosso della spesa pubblica è rimasto invariato mentre la spesa per investimenti è addirittura scesa. Questo non lo si può dire un successo. In compenso abbiamo avuto più tasse e meno tassi, entrambe delle iatture
La discesa dei tassi è stato un fenomeno valutato con favore da tutta la comunità internazionale…
Si, ma non è un merito italiano ma un fenomeno di portata mondiale. Poteva accedere a qualunque coalizione di governo. Quello dei tassi dei Bot, poi, è uno scandalo nazionale, direi quasi una questione morale.
Può spiegare perché?
I rendimenti dei titoli del debito pubblico costituivano l’unica risorsa dei piccoli risparmiatori. Era il vero Welfare, la pensioncina che l’italiano metteva via, contribuendo in parte alla spesa pubblica. Ora gliel’hanno tolta, lasciandogli un saggio d’interessa inferiore al 3 per cento a fronte di un’inflazione che è di ameno 2 per cento. Cioè vuol dire che questa forma di risparmio non esiste più.
Cosa chiede al governo?
Libertà al posto di collettività. Contratti individuali, liberi. Libertà di mercato