Popoli derubati del potere sovrano
Solo un'Europa federalista e dei valori può salvarci dalle lobby
La fine dello Stato-nazione è ormai un da-to di fatto. Vista la sua degenerazione, sfociata, soprattutto nella prima metà di questo secolo, in una aberrante "statolatria" che ha dato origine a numerose dittature. nessuno lo rimpiangerà. Ma il rischio attuale è che la sovranità non venga rimessa nelle mani del popolo, bensì sia risucchiata da quelle organizzazioni sovranazionali che, senza alcuna legittimazione democratica, si arrogano il diritto di scegliere per milioni di persone.
Giulio Tremonti esamina, in quest'ultima parte della sua lunga intervista a la Padania, l'avanzata del processo di globalizzazione economica. Partendo da lontano, dal 1789, anno della Rivoluzione Francese. «In duecento anni è capitato di tutto - spiega l'illustre fiscalista -. Nel 1789 la Rivoluzione fu parlamentare e servì a far nascere Io Stato moderno e giacobino, sublimato nel Novecento dalla tragedia delle dittature. Il 1989, anno di caduta del comunismo, anno di accelerazione dell'avvento dell' economia-mondo, è stato invece l'avvio di una stagione di rivoluzioni extraparlamentari».
In che senso, professor Tremonti?
«Nel senso che fu l'inizio dell'erosione delle basi di potere dello Stato-nazione. Non poteva essere diversamente, in quanto si stava modificando il rapporto tra Stato, ricchezza e territorio. Mi permetto di far notare che nel 1989 chi aveva una qualche idea filosofica o politica di questi fatti in Italia non era per nulla numeroso. Anzi credo che politicamente c'era soltanto Umberto Bossi e culturalmente il sottoscritto. I sistemi di Stato-nazione funzionano a dominio territoriale chiuso e contro-lano la ricchezza sul territorio con mezzi politici, battendo la moneta, esercitando la giustizia, riscuotendo le imposte».
Cosa è successo dal 1989 in avanti?
«Abbiamo assistito alla trasformazione della struttura della ricchezza. Si è avverata la profezia di Goethe: "I biglietti alati voleranno più In alto di quanto la fantasia, per quanto si sforzi, può raggiungere". E anche la profezia di Marx: "All'antica indipendenza nazionale si sovrapporrà l'interdipendenza globale". Goethe e Marx non conoscevano i mezzi attuali, non conoscevano i computer, l'automobile, la televisione, la radio, ma avevano intuito il finale. Ovvero: la ricchezza è sempre più dematerializzata (conta più un brevetto di un capannone, conta più un progetto che non una ciminiera) e sempre più finanziarizzata: per ogni operazione reale (un bene in cambio di un prezzo) ce ne sono dieci finanziarie».
Quindi?
«Questi fatti non hanno una rilevanza limitata soltanto al dominio economico, ma anche a livello politico. Ciò significa che lo Stato continua a controllare il territorio, ma la quota più rilevante della ricchezza esce dalla gabbia istituzionale, erodendo le basi del potere statuale».
Cosa resta sul territorio?
«Le quote meno rilevanti delle ricchezze (gli operai, gli immobili), mentre al di fuori ci sono i capitali finanziari. Tale evoluzione pone agli stati evidenti problemi di sopravvivenza. Se uno è egoista (e Marx diceva che l'egoismo si trova bene dappertutto), allora il problema dal suo punto di vista non si pone: il ricco fa quello che vuole senza problemi».
Se uno però non lo è, che deve fare?
«Deve industriarsi per costruire una forma di vita civile e organizzata In sostituzione dello Stato-nazione. Ormai è chiara a tutti soprattutto una cosa: lo Stato è diventato troppo grande rispetto ai problemi piccoli e troppo piccolo rispetto ai problemi grandi ed è comunque in crisi perché non possiede più il controllo della ricchezza. Che fare quindi? In Europa la soluzione è l'Europa stessa».
L‘Europa come aggregazione politica nuova?
«Essa non necessariamente deve essere unS uper-Stato. può essere un'entità politica nuova, qualcosa di simile al Sacro Romano Impero, all'opposto della concezione giacobina. Insomma lo Stato cede quote del suo potere originario a lato (alla famiglia, al volontà-dato, al mercato), verso basso (alle comunità locali), verso l'alto (a nuove organizzazioni statali). Quest'ultime nel linguaggio tecnico si chiamano quangos, "quasi autonomous non government organizations».
Cosa sono questi "quangos"?
«L'Onu, la Croce Rossa, il Fondo monetario internazionale, Greenpeace, la Banca mondiale. Il nostro quango è l'Unione europea. Chi possiede un'idea politica può, anzi deve agire su tale processo».
In quale modo?
«Sicuramente la formula federalista è la formula giusta. E ovvio però che nessuno può andare sul monte Sinai e tornare con le "tavole della legge", con l'alternativa politica alla crisi dello Stato-nazione. Dobbiamo costruircela noi, questa alternativa».