La devolution ci salverà
L'economista di Forza Italia boccia le proposte governative
Il Testo unico sul federalismo? Una variante sul tema del centralismo. L'unica parte da salvare sarebbe quella relativa al fisco, ma senza un federalismo politico non ha senso parlare di federalismo fiscale». Giulio Tremonti, economista di Forza Italia, boccia senza appello il Testo unico per l'ordinamento federale dello Stato e rilancia la devolution.
«Qui siamo di fronte - afferma - ad un regresso di fronte alla Costituzione vigente».
Perché, onorevole Tremonti?
«Le competenze legislative, cioè politiche, sono il "test" sul federalismo. E questo test dimostra che il "salame" è affettato in tre parti. C'è una fetta grossissima, cioè le competenze legislative riservate allo Stato. Che vanno dalla a alla zeta. Se avessero usato l'alfabeto russo, che ha più lettere di quello latino, sarebbero andati oltre».
L'elenco è troppo lungo?
«Certo. Curioso che addirittura ci sia la competenza sul sistema metrico. Evidentemente nella presunzione che la Lega introduca la pertica. Quindi ripeto: il salame del federalismo sostanziale riserva una fetta molto grossa delle competenze che Io Stato riserva a sé».
La seconda fetta?
«Riguarda le competenze concorrenti, e anche qui l'elenco è lunghissimo. Primaria, in generale la legislazione dello Stato, secondaria, per differenza, quella dei governi locali. È chiaro che se lo Stato, pur non avendo l'esclusiva, tiene la principale, ciò che lascia è marginale. Terza fetta, per la verità una fettina, è costituita da tutto ciò che non è compreso nei due blocchi precedenti. Una riforma così strutturata conferma che hanno fatto il centralismo e lo chiamano federalismo. E grosso modo, non è un avanzamento rispetto alla Costituzione vigente».
Questo testo non è tutto sommato figlio della Bicamerale, dove per altro Polo e Ulivo avevano trovato un accordo di massima?
«No. La Bicamerale, alla fine, in Aula, ipotizzò quello che io mi permetto di chiamare l'emendamento Tremonti. Cioè la devolution».
La devolution?
«Si era parlato di devolution prima che fosse fatta la devolution. Non in Padania, in Scozia. Cioè prevedevo che allo stato rimanessero solo cinque competenze e massima libertà sulle altre. Invece qui c'è la riserva sulle competenze, poi c'è la concorrenza e per differenza si va alla fettina sottile».
Ma cosa salverebbe di questo testo?
«Quello che secondo me è un avanzamento, in prima approssimazione, è la struttura fiscale. Che cerca di donare il modello tedesco, cioè tributi locali in loco, tributi statali allo Stato. Dunque non titolarità dello Stato che concede, ma pro quota, titolarità originaria dei territori. Quindi un principio di sovranità. Terzo punto è la solidarietà».
C'è anche la "compartecipazione".
«L'uso della parola "compartecipazione", seppure un po' democristianamente, introduce per la prima voltai il principio della sovranità originaria dei territori. Cosa che non mi sembra marginale. Ovviamente, non prevedendo numeri nella Costituzione (e questo può essere anche giusto) è chiaro che il ruolo di una fiscalità federale è a questo punto solo simbolico. Credo che il federalismo o è fiscale o non lo è. Cioè la componente fiscale del federalismo è necessaria. Ma non sufficiente. Il primo test da fare è quello politico, sostanziale, pio si arriva ai soldi. Se ci fosse un federalismo politico senza soldi, sarebbe un bidone. Ma in presenza di un federalismo fiscale senza un federalismo politico è comunque un bidone».
Antonio Soda dei Ds si dice consapevole che il testo in discussione non è "il" federalismo, ma un primo passo verso il federalismo. Lo ha definito: "il federalismo possibile oggi". Lei cosa ne pensa?
«Sul piano sostanziale non sono d'accordo. Può parlare di decentramento. Ma questo non è federalismo».
Quindi nemmeno un primo passo?
«O è o non è federalismo. In credo che il compromesso politico poteva essere cercato nell'introduzione della variabilità. Ci sono regioni già pronte e regioni che non lo sono».
Sul modello spagnolo?
«Ogni Paese ha la sua storia. Potrebbe essere spagnolo, bavarese...».
Lei prima ha parlato di devolution: è un percorso praticabile?
«Mi rendo conto di dire un'eresia, ma nel congresso di Forza Italia dello scorso anno fu votata una mozione (quindi documento ufficiale) che prevede addirittura l'eventualità di integrare le rappresentanze regionali. Quindi di integrare le assemblee di Piemonte, Lombardia e Veneto, per esempio».
Quindi un Parlamento della Padania?
«Se mi chiedessero un consiglio, suggerirei questa via. Se uno ha obiettivi di rivoluzione, non mi interessa. Ma se si ha davvero l'obiettivo di farlo questo parlamento, l'unica via praticabile è l'aggregazione delle rappresentanze regionali».
Per concludere, Forza Italia come si comporterà nei confronti del Testo unico?
«Penso che non voterà a favore».
Per ragioni politiche o di merito?
«La mia impressione è che prevalga la sostanza. In ogni caso io voto contro».