Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Padania

Italia, Paese allo stremo

Tremonti: “Manca la fiducia nel futuro e domina la deflazione”

Giulio Tremonti è stato Ministro delle Finanze e attualmente è parlamentare di spicco del Polo delle libertà. Ma se potesse per un giorno vestire i panni della Befana, non lesinerebbe i carbone per l’Italia attuale, guidata, a suo dire da uno “scacchista” che crede di essere uno “statista”: Massimo D’Alema.
“Purtroppo l’Italia, andando di questo passo, è destinata allo sfacelo – prevedere Tremonti . Non voglio fare il profeta di sventura, ma mi sembra evidente che il centrosinistra  è dimostrato, in questi anni di potere, incapace e maldestro, direi dilettantesco. E il tanto decantato dai massmedia, D’Alema continua con il solito andazzo. Forse la vera Befana, che porta carbone a tutti gli italiani, è proprio  lui”.
Onorevole Tremonti, ma come? L’establishment politico e finanziario italico si spella le mani per applaudire l’euro e lei, invece, storce il naso?
“Calma, qui non si tratta di criticare l’euro tanto per andare contro l’attuale governo. Preferisco piuttosto valutare con attenzione e senza retorica la partenza della moneta unica europea e studiare gli eventuali vantaggi per l’Italia, senza lasciarmi andare ad atteggiamenti fideistici, propri di chi normalmente capisce poco di questioni politico-economiche”
I tedeschi cominciano ad avanzare notevoli perplessità…
“Bhè, è subito cominciato il regolamento di conti sul costo dell’apparato burocratico europeo. Del resto il nostro continente è un gigante economico, ma un nano politico ed è inevitabile che i contrasti siano all’ordine del giorno tra gli Stati che ne fanno parte”
Beati allora gli inglesi, che hanno scelto di non aderire alla prima fase?
“Quando si parla di Inghilterra, dobbiamo ricordare che quel popolo è sempre stato legato da un rapporto particolare di amore-odio con il continente europeo. A proposito di Inghilterra, in febbraio sono stato invitato all’”Oxford Union”, il circolo politico più antico del mondo, legato all’omonima università, per partecipare ad un dibattito proprio sull’euro. Si valuteranno due testi contrapposte: una favore della nuova moneta, l’altra contraria.”
Lei parlerà pro o contro, professore?
“Rappresento un Paese entrato nell’unione monetaria, quindi non potrò parlarne male. Ma non mi perderò dietro a inutili quando controproducenti esaltazioni. So che anche il Cancelliere dello Scacchiere britannico, che difenderà le ragioni della sterlina, non assumerà atteggiamenti dogmatici. Mi toccherà fare la parte del Mefistofele che si reca ad Oxford a comprare le anime con un titolo di credito …”
Quindi anche lei non avrà apprezzato il modo in cui i telegiornali hanno trattato il battesimo dell’euro. Sembravano i filmati dell’Istituto Luce, non trova?
“Proprio così, una visione penosa e patetica. Il Palazzo romano ricorre all’enfasi per mascherare i timori e si dimostra poco serio, come al solito. Invece il cancelliere tedesco ha giustamente detto di “non voler ballare per delle monete”. A Roma un deficit di intelligenza politica viene compensato con un surplus di propaganda, adatto a confondere le idee alla gente e non far risaltare i gravi problemi del Paese”
Sono tanti, questi problemi italiani?
“Tantissimi. Ma quello secondo me più gigantesco è il fatto che l’Italia sta in Europa contraddicendo l’essenza stessa del Trattato di Maastricht. Mi spiego. Il parametro chiave di Maastricht è il 3 per cento: ciò significa che lo Stato, per ogni cento lire di spesa pubblica, soltanto tre le può fare di deficit. Significa meno Stato e più privato, meno Stato nazionale e più autonomie”
Ma i governanti assicurano che il 3 per cento è valido anche per il Belpaese. Lei non ci crede?
“Non sono un bambino da prendere in giro. Roma ha fatto esattamente il contrario. Ha voluto più Stato, e quindi più tasse, e meno privato. Contrastando quello che è il tentativo politico dell’Europa di ridurre lo Stato nazionale. Tenga conto che in Italia le leggi crescono, sulla Gazzetta Ufficiale, di un chilometro al mese! Le tasse sono poi cresciute come mediamente crescono soltanto in tempi di guerra. Altro che sorrisoni e pacche sulle spalle. Il regime attuale ci sta portando allo sfascio”
C’è poi il problema dell’inflazione. E’ vero che siamo soltanto al 2 per cento, come dicono a Roma?
“Falso. E’ più vicino al 3 per cento, quasi al livello del tasso di interesse. Ovvero, il rendimento reale dei titoli pubblici del risparmio è uguale a zero. Nel resto d’Europa l’inflazione è davvero vicinissima allo zero e ovviamente il 3 per cento dei tassi è un buon risultato. Inoltre un’altra grande differenza, in negativo, con gli altri Stati del continente, riguarda il risparmio”
In che senso?
“L’italiano ha la più alta propensione al risparmio e ciò dimostra la sfiducia del cittadino verso le Stato. Tutti cerchiamo insomma, accantonando i soldi, di costruirci una “pensioncina parallela”. E questo non è più un fattore economico, ma soprattutto sociale. D’Alema, nei suoi discorsi, dimostra invece di non aver capito nulla di queste cose. I mercati internazionali peraltro non hanno fiducia nell’Italia”
Ma la “pensioncina parallela” di cui lei parla è ancora possibile farsela in queste condizioni?
“Evidentemente è difficilissimo, perché queste politiche economiche no hanno “punito la rendita”, come ha detto il premier a fine anno, ma hanno punito il risparmio. Automaticamente non vengono incentivati i consumi e la domanda crolla. Ecco i contorni netti di questa grande crisi italiana. Siamo in piena deflazione”
Si sta impoverendo tutto, onorevole?
“Proprio così. C’è una stanchezza e una sfiducia diffusa. I consumi sono stagnanti e colpendo i risparmiatori nei modi che ho descritto prima si sta penalizzando in maniera definitiva l’economia e la società italiane. Il fatto che i Bot non rendano più, non è un fatto economico, ma politico e sociale. Qui si tocca la vita quotidiana delle persone, ma dai governanti sentiamo soltanto idiozie a raffica”
Questa stagnazione si è estesa ad ogni livello, dal pubblico al privato?
“Anche gli imprenditori non se la sentono di investire in un Paese in questa situazione di difficoltà e asfissia economica e sociale. Sono finiti i tempi in cui, grazie all’effetto cambio, il debito pubblico poteva essere manipolato a piacimento dal potere centrale”
In questo è sulla stessa lunghezza d’onda della Lega Nord, che ha evidenziato l’impossibilità, da parte italica, di utilizzare l’inflazione, a causa della moneta unica, per calmierare il deficit pubblico.
“Sono d’accordo con Bossi, quando dice queste cose. Ma le dirò di più. In uno scenario in cui i capitale costa poco (il costo del denaro infatti è basso) e il lavoro costa molto (grazie ai costi fiscali e parafiscali, quelli legali, le 35 ore, il sindacato, gli straordinari), se anche ci fosse la domanda (che ora non c’è), gli industriali investirebbero in robot, in macchine “rubalavoro” e all’estero, non in questo Paese”
Servirebbero anche serie riforme istituzionali, che nessuno pare abbia intenzione di proporre. Anzi, cercano di rinforzare il falso bipolarismo italico con referendum. Qual è il suo pensiero a riguardo?
“Personalmente sono per il proporzionale con lo sbarramento alla tedesca. Il referendum del 1992 fu una geniale intuizione “rivoluzionaria”, questo attuale contribuirebbe a, rompere ulteriormente il quadro politico. Non è più tempo della ruspa, ora servono le betoniere e il cemento politico per rendere stabile il sistema”
Ma gli altri componenti del Polo si convertiranno al proporzionale alla tedesca,  oppure continueranno a sostenere il peggioramento del maggioritario?
“Mi auguro che la mia posizione possa fare breccia all’interno del centro-destra. Lo ripeto, questo referendum è dannoso, non costruttivo. Dopo sei anni di disordine abbiamo bisogno soprattutto di ordine”