Governare sarà più difficile
Tremonti: il Parlamento è già delegittimato
Milano. Il referendum? Non porterà la governabilità. E non aprirà nemmeno la strada alla riforme. Accentuerà il distacco tra cittadini e partiti. E rischierà di mandare il Paese a rotoli. Già adesso c’è un Parlamento delegittimato. Tra qualche mese lo sarà anche il nuovo presidente della Repubblica.
Uno scenario inquietante quello disegnato da Giulio Tremonti. Ma l’ex ministro e deputato di Forza Italia ha presentato anche la ricetta per uscire dal guado: il cancellierato.
Di che proposta si tratta?
L’importazione in Italia del modello tedesco. Che, non a caso, funziona da mezzo secolo. E prevede lo sbarramento al 5% per evitare il frazionismo politico. In Germania era nato con una finalità ben precisa: lasciar fuori i nazisti dal Parlamento. Da noi la rilevanza sarebbe meno drammatica. Quella di tagliar fuori i partitini.
Gli altri vantaggi?
Si vota nello stesso giorno e sulla stessa scheda. E, soprattutto, i cittadini indicano quale sarà il governo. Infine c’è la clausola antirabaltone. In Germania la sfiducia costruttiva è scritta nella Costituzione. In Italia non possiamo farlo. Ed è anche il motivo per il quale cinque anni fa e ora col cambio Prodi-D’Alema, non siamo ricorsi alle urne. La legge non è chiara. Come deterrente proponiamo che i partiti che danno vita al ribaltone perdano il finanziamento pubblico e non possano più presentarsi con lo stesso simbolo.
Perché questo sistema dovrebbe essere migliore degli altri?
Perché ottiene due risultati. I cittadini possono scegliere il governo e nessuno può cambiarlo strada facendo senza il loro consenso. La gente vuole due cose: governabilità e bipolarismo. Il sistema che verrebbe fuori dal referendum è un meccanismo perverso. Che consente di scegliere il primo candidato, ma non il secondo. Tra l’altro sarebbe un sistema unico in Europa. Una via di mezzo tra quello inglese, sperimentato, però, da secoli di storia e quello francese, senza l’elezione diretta del capo dello Stato.
Conseguenze?
Lo scenario dopo i referendum, ma già adesso è da day after. Il Parlamento attuale è delegittamato. Per due motivi: è stato eletto col sistema vecchio e non ha saputo fare un sistema nuovo. E’ un Parlamento rottamato. Ma rischia di essere delegittimato anche il nuovo presidente della Repubblica. Il Parlamento del dopo referendum sarà caratterizzato dalla deriva antropomorfa. Dove prolifereranno sciamani, atleti, tribuni della plebe, cuochi … Già, perché ai partiti tornerà comodo puntare su personaggi suggestivi per ottenere consenso. Per non parlare della conseguenza più grave.
Cioè?
Il governo sarà formato dopo in Parlamento e non prima nelle urne. Garantirà governabilità? Non credo. Porterà riforme? Non credo. Il referendum contiene un limite: riduce il problema delle riforme all’abolizione della quota proporzionale. Mentre ai cittadini non importa tanto sapere come si viene eletti, ma piuttosto come si governa.
E quindi?
Si vedrà costretto a due-tre anni di esperimenti. Col rischio che il Paese finisca a rotoli. E probabilmente si aprirà la strada al terzo referendum. Quello indetto dai cittadini. Sarà peggio di una rivoluzione. Sarà la secessione dal voto
Ma lei crede che la sua proposta di riforma alla tedesca avrà riscontri?
Sono pessimista
Lei dice che il prossimo presidente della Repubblica nascerà delegittimato. Cosa pensa della proposta di Fini di eleggere un capo dello stato a termine?
Dico che non è possibile. Bisognerebbe modificare la Costituzione. E quand’anche fosse possibile non credo che ci si possa fidare. Guardate cosa sta succedendo al vertice della Banca Centrale Europea? Duisenberg è stato eletto con la promessa che si sarebbe dimesso a metà mandato e si è già rimangiato la parola.