"Da D'Alema solo parole"
L'ex ministro delle Finanze dell'esecutivo Berlusconi attacca la politica economica di Palazzo Chigi
ROMA. La parola d'ordine è produrre di più. Giulio Tremonti, economista di punta del Polo ed uomo simbolo della battaglia antifisco in Italia, ribadisce la ricetta del centrodestra per il rilancio economico del Paese in favore della ripresa occupazionale. Il tutto in rapporto al nuovo panorama politico europeo. L'ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi non rinuncia a riconoscere al Mezzogiorno un ruolo pulsante e fattivo per lo sviluppo di imprese ed infrastrutture che possano ridurre il divario socioeconomico che separa il Sud dal Nord-Est dell’ Italia. Questo anche in considerazione della forte connotazione culturale e delle salde radici storiche che caratterizzano le regioni meridionali. Ma Tremonti torna a confermare anche la validità della ricetta economica liberale e accusa D'Alema di fare una sorta di politica degli annunci.
Il numero uno di Bankitalia, Antonio Fazio, ha parlato di un'Italia divisa in due, quella del Nord e quella del Sud. Una frattura resa ancora più evidente dal tasso di disoccupazione che nel Mezzogiorno tocca ormai il 22% rispetto ad alcune regioni del Centro - Nord dove si sfiora il tasso zero. Come superare questo dualismo che continua a produrre diseconomie nella nostra nazione?
«Che ci sia un dualismo tra Nord e Sud è nella realtà, lo aveva già detto Bossi. Il problema non è notarlo è come superarlo. Occorre produrre di più. Lo sviluppo è una cosa complessa e misteriosa che presuppone un mix di fattori. Doveva esserci in Toscana nel '500 -dove c'errano tutte le condizioni favorevoli: cultura, tecnica, pace, capitali ed investimenti. Invece, c'è stato duecento anni dopo in Inghilterra Ovviamente non stiamo parlando dello sviluppo via intervento pubblico, quello è finiti perché è vietato dall'Unione Europea. Lo sviluppo, quando c'è, è quello vero che ha caratteristiche misteriose».
Come giudica il fenomeno del dotto proletariato nel Mezzogiorno, vale a dire l'alta concentrazione di laureati e diplomati alla quale fa da contraltare uno scarso potere economico?
«Nel Sud c'è un surplus di in.telligenza che rappresenta un elemento molto importante giacché nell'economia moderna contano più le cose pensanti, come il cervello e la cultura che non le cose pesanti come l'acciaio. Il Mezzogiorno ha sicuramente un deficit di Stato In molte regioni meridionali Io Stato non c'è o peggio si è convinti che non ci sia o ancora funziona come burocrazia chi ostacola. La gente purtroppo continua da illudersi che lo Stato sia ancora decisivo, in realtà lo Stato tout court manca. Credo che sia necessaria una maggiore libertà, più' autonomia per un Sud che era alle soglie dello sviluppo industriale prima dell'annessioni all'Italia prova storica della sua non inferiorità rispetto al Nord».
Quali prospettive offre la riforma dello Stato in senso federalista?
Il federalismo è un guadagno politico. L’unificazione-annessione del Meridione ha trasformato importanti capitali come Napoli in prefetture, c'è stata una riduzione di sovranità. È straordinario che Alleanza Nazionale sia nella logica del Federalismo».
I dati Ocse parlano chiaro: in Italia la produzione industriale è calata, il Prodotto interno lordo è cresciuto meno del previsto ed il sistema pensionistico è al tracollo. Secondo lei quali sono le soluzioni per un rilancio dell'economia nazionale?
«Noi dal '94 portiamo avanti uno slogan: meno tasse più sviluppo. Visco ha detto che le tasse nel '99 sono salite del 7%, mentre il Pil dell'1%. Nonostante le promesse, è aumentata la quantità di denaro uscito dalle tasche dei cittadini ed entrato nelle casse dello Stato. Non è questa la via giusta. In mano ai cittadini quel denaro avrebbe reso di più che in Mano allo Stato».