Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Stampa

"Colpa delle tasse pesanti"

Tremonti: la gente rifiuta di pagare

«Se i trasgressori sono pochi, sbagliano i trasgressori. ma se il fenomeno, come sottolinea lo studio francese, si misura in grandi numeri, allora vuol dire che non sbagliano solo i trasgressori ma anche i legislatori». Giulio Tremonti, professore a Pavia, già ministro delle Finanze del governo Berlusconi, uno dei grandi esperti italiani in materia fiscale, è convinto che per combattere la massiccia evasione italiana sia necessario anche ridurre le aliquote. E aggiunge: «Aliquote fiscali e parafiscali troppo elevate, e di conseguenza rifiutate su scala di massa, sono esse stesse la causa dell'evasione»
Ma professor Tremonti è possibile ridurre le aliquote, visti i vincoli di Maastricht e il debito pubblico elevato?
«Non credo che aliquote più basse vogliano dire gettiti più bassi. Per tre ragioni: farebbero emergere il sommerso, avrebbero un effetto di spinta sull'economia mentre il minor gettito Irpef verrebbe comunque recuperato sotto forma di altre imposte, come l'iva sui consumi o le tasse sui risparmi».
Lo studio francese sottolinea che la «nuova strada» del fisco italiano, quella degli «studi di settore» appare una soluzione migliore rispetto al passato.
«E' senz'altro la via giusta, e aggiungo che fui io a proporre per primo nel 1981 gli studi di settore, che allora Visco definì "corporativi e fascisti". Nel '94, quando ressi il ministero delle Finanze per pochi mesi, detti il via sia al concordato che agli studi di settore. Studi che, finora, non sono ancora stati applicati. Ma le idee non hanno copyright, e sono contento che questi strumenti oggi vengano utilizzati. Tuttavia non bastano. Occorre una scelta diversa di politica fiscale, occorrono aliquote più basse».
Professore, lei non sembra stupito di queste cifre da capogiro sull'evasione italiana...
«Certamente no. Tuttavia una lettura ragionevole impone alcune premesse di geografia economica. Non bisogna dimenticare che l'Europa del Nord - vale a dire i paesi fiscalmente più virtuosi - è caratterizzata dalla grande industria, dove l'evasione è marginale se non addirittura impossibile, e la piccola industria è marginale. In Italia la situazione è rovesciata, prevale la piccola industria dove le possibilità di evasione sono molto maggiori».
Questo significa che il controllo in Italia è più arduo?
«In Italia il problema dei controlli cambia completamente. Basti pensare che abbiano cinque milioni di partite Iva, un record. Non c'è da stupirsi se il governatore Fazio osserva che nel Sud metà del lavoro è nero o grigio, il che significa una gran massa di soggetti che producono in evasione fiscale».