Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Avvenire

"Abbiamo interessi comuni"

Tremonti: niente fusioni coi ma la spinta viene dal basso

MILANO. Insieme. Come cinque anni fa. Anzi, no. Polo e Lega tornano ad annusarsi. L'intesa è dietro l'angolo. C'e un interesse reciproco. Come è comune la paura di fare passi falsi. Ma già si può parlare di disgelo. L'ex ministro Giulio Tremonti è ottimista. L'eventuale intesa, secondo lui, va addirittura, al di là di quanto possano dire e fare Berlusconi e Bossi. Del resto l'ex ministro, insieme con Urbani, ha sempre creduto che tra Carroccio e Polo ci fosse qualcosa di più di una semplice alleanza elettorale.
Se accordo con la Lega ci sarà, sarà un accordo scritto, preciso e pubblico. Sono parole sue. Non si fida di Bossi?
La questione non riguarda le persone, ma la serietà degli accordi che si stipulano. Non credo alla politica antropomorfa. A quella che dà un peso eccessivo agli uomini. I processi politici vanno avanti lo stesso.
E questi procedono spediti?
La realtà la fa la realtà. In Italia ci sono due blocchi. Uno statalista ed uno non statalista. Del primo fanno parte l'apparato dello Stato, ovviamente, la grande industria, la burocrazia. Il blocco non statalista è tutto il resto del Paese. Parlo dei cinque milioni di partite iva. Dei padroncini e dei loro operai che sognano un giorno di di-ventare a loro volta padroncini. È la maggioranza del Paese. Ma...
Ma?
Questa fetta di Italia è un gigante economico, un gigante sociale, ma è debole politicamente.
E il suo unico contenitore è il Polo?
Di fatto è così. Semplificando, il blocco statalista è rappresentato dall'Ulivo, dal centro-sinistra; l'altro, dal Polo. Il primo mi sembra l'ancien regime: la nobiltà declinante con l'illusione della conservazione. La rottamazione è la rendita feudale dei nostri giorni. Il centro-sinistra rappresenta il vecchio. E fatalmente è destinato a soccombere. Il sistema che difende, almeno. Nonostante le divisioni del centro-destra. Basta analizzare le elezioni: al Nord, dove sono concentrate le partite iva, solo il 30% vota per la sinistra.
Dire così significa che la frattura tra Nord e Sud si sta allargando?
È un dato di fatto: la divisione c'è, esiste. Il governatore Fazio dice cose che sosteniamo da anni. Come a proposito dell'opprimente sistema fiscale. Sono anni che lo andiamo predicando. Solo che le mie passavano per stranezze professorali. A Bossi davano addirittura dell'eversore. Lei parla di intesa con la Lega basata su fatti concreti. Il federalismo, per esempio. Sì, la riforma costituzionale in senso federale è il primo obiettivo.
Vuole cambiare la Costituzione?
La Costituzione non è federalista. Bisogna intervenire.
Facile a dirsi.
Solo qualche anno fa parlare di federalismo era considerato un ragionamento eversivo. Adesso sono tutti federalisti.
A parole...
Anche le parole hanno un loro valore. Berlusconi apre a Bossi ma dice: non voglio un matrimonio con la Lega, nè un patto di sangue.
Significa che nessuno rinuncerà alla propria identità.
Sarà un accordo. Non sarà una fusione. Ognuno manterrà la propria specificità.
Il Polo non è solo Forza Italia. C'è anche An, un partito che molti definiscono ancora statalista.
E’sempre meno un partito statalista. E poi si può dire tutto in politica: persino che i Ds siano un partito liberale.
Bossi che torna con Berlusconi: come la prenderanno i militanti lumbard?
Il 70% dei leghisti vuole ridurre le tasse. Sono più sensibili alle questioni concrete che ai tourbillon dei leader politici.
L'Europa sta passando un momento difficile. Moneta unica a picco sui mercati finanziari e tensioni politiche al suo interno. Pensa che il malessere possa riflettersi anche sul nostro Paese?
La crisi dell'Europa è strutturale. Si è perso di vista l'obiettivo finale. La moneta unica è un mezzo non il fine. Bisognava arrivare a meno Stato e più mercato. Invece... L'Italia'? Il nostro Paese è più esposto di altri alle convulsioni perché è più debole.